“Uomini”. E poi non si sanno comprare nemmeno le mutande

21 Novembre 2014 - di Claudia Montanari

Squilla il telefono. Guardo l’ora: le 7 di mattina. È Silvia, la mia fedele collega e amica:

Io “Silvia? Perché mi chiami a quest’ora? Sei almeno 3 ore in anticipo”

S.Tu perché mi hai risposto a quest’ora?”

Io “Non scherziamo. Io sono sempre sveglia a quest’ora, lo sai. Vado a correre. Che allenarsi la mattina a digiuno fa dimagrire, lo dicono tutti. Sei tu che prima delle 10 non metti un piede fuori dal letto. Allora?”

S.No niente… cioè, avrei una cosa da chiederti. Come ti vestiresti tu ad un primo appuntamento?”

Io “Un primo appuntamento? Non lo so come mi vestirei ad un primo appuntamento, e di certo non lo so alle 7 del mattino. Il mio ultimo primo appuntamento, tra l’altro, è accaduto almeno 5 secoli fa quindi posso essere certa che le mode siano parecchio cambiate. Posso dirti, tuttavia, come ci si potrebbe vestire ad un ipotetico primo appuntamento nel 2014. Ma non certo prima delle 10 di mattina, dopo una sessione di corsa, una doccia e un litro di caffè in corpo. Ci sentiamo dopo”.

E però, però, io durante il litro di caffè ci ho pensato alla domanda di Silvia. Come mi vestirei oggi ad un first date? La verità è che io l’ultimo primo appuntamento l’ho fatto quando ancora non erano approdati Facebook ed Instagram nelle nostre vite. E se Silvia sapesse del mio, di first date, preferirebbe farsi lapidare che seguire i miei consigli.

Era la fine del 2008. Specifico l’anno perché ricordiamoci che il 2008 è stato un momento di transizione. Siamo passati dal periodo trash del “Corona non perdona” al momento di austerity più totale.

Il 2008 è stato l’anno in cui siamo passati dal mandarci con parsimonia messaggini sul telefono, a scriverci chilometriche conversazioni su WhatsApp “perché tanto non si paga”.

Nel 2008 andavano di moda le Hogan e io me li ricordo i finti hipster di oggi, che le Hogan le rinnegano. Erano quelli che proprio nel 2008 le Hogan le portavano. La fanno facile, oggi, a perculare i portatori di Hogan. Oggi che non vanno nemmeno più di moda. Ma dove erano nel 2008 quando le Hogan spopolavano in ogni dove? Eh? Eeh?? Ve lo dico io dove erano: nel negozio di Hogan a comprarsi le Hogan.

Sempre nel 2008 andavano di moda i Jeckerson. Ve li ricordate? Quei pantaloni nati come linea per il gioco del golf sono stati sdoganati in poco tempo e le discoteche pullulavano di uomini con finti Rolex, camicia Burberry stretta che più stretta non si può, Jeckerson e scarpe: Hogan, ovviamente.

Uomini, poi. Se uomini si potevano chiamare. Perché qui io mi sento di fare un appunto.

Un uomo nel senso maschile del termine, per farsi chiamare tale, deve rispondere ad alcuni requisiti minimi indispensabili. Mi dite per favore quando è accaduto esattamente che i ruoli tra uomini e donne si ribaltassero?

Nel 2008, ultimo anno passato da single, un aneddoto mi ha fatto aprire gli occhi. Ero ad un bar con una amica e una ragazza si è avvicinata ad un uomo intento a leggere e gli ha chiesto “Posso offrirti da bere?”. Posso offrirti da bere? Lei a lui??

Ma non è stata tanto la domanda a farmi riflettere quanto la risposta di lui: “NO, grazie”. No? No, grazie?

Da che mondo è mondo, l’uomo corteggia e la donna dice NO. Da quando la donna corteggia e l’uomo dice NO? Il NO è donna, lo sappiamo tutti. La donna non è fatta per corteggiare, non è nelle nostre corde e infatti ecco che accadono queste cose brutte qui.

Noi non siamo capaci. Lo dice anche la Bibbia, quando Dio creò l’Uomo e la Donna, decise che “lei partorirà con dolore e lui andrà a cacciare”. Da quando la donna deve prima cacciare e poi partorire pure con dolore? Non so, qualcos’altro poi?

Comunque, tant’è: si vedono sempre più uomini, che si definiscono uomini, che stanno lì, inerti. Fermi, ad attendere donne che cadono ai loro piedi e poi permettersi pure il lusso di dire di “NO”.

Cari “uomini”, ci sono alcune cose che dovreste sapere prima di poter essere chiamati “uomini”.

– Per esempio, puoi farti chiamare uomo quando necessiti di un paio di mutande nuove e non ci mandi tua madre a comprarle, ma al negozio di mutande ci vai da solo e le mutande te le scegli da solo.

– Sei un uomo quando la sera riporti a casa la tua ragazza e non la scarichi a 100 metri dal portone ma parcheggi la tua auto nuova, alzi il tuo bel culone e la accompagni fino alla porta.

– Sei un uomo quando riesci a fare buon uso della ceretta e della depilazione in generale. Quando vi metterete in testa che le sopracciglia ce le depiliamo noi e non voi? Che poi, da quando c’è Cara Delevingne in giro, le sopracciglia non ce le facciamo più nemmeno noi non vi sentite un tantino fuori luogo? Non depilarvi, però, non vuol dire andare in giro come Tarzan dei tempi d’oro. I peli che vi spuntano dal naso o dalle orecchie non sono belli. Per niente. In quel caso avete il permesso di fare tabula rasa. Quelli che avete sul petto devono essere gestiti. Se pensate di averne effettivamente troppi, correte ai ripari.

– Sei un uomo quando possiedi un portafoglio nel vero senso della parola e non tieni pochi spiccioli nelle tasche o dove capita (true story).

– Sei un uomo quando la mattina il letto te lo rifai da solo e, magari, ti lavi pure la tazza della colazione. Perché la tazza lasciata con noncuranza nel lavello non si autopulisce come per magia o per qualche strano processo di conservazione.

Sei un uomo quando vai al ristorante e scegli il vino. Sì, il vino. E lo scegli tu, non lei. Prendi la situazione in mano e diventi il più esperto di vini sulla terra e scegli il vino adatto per te e per lei. Non ne sai nulla di vini? Chissenefrega, fai finta. Guardati una puntata dei Menù di Benedetta Parodi , leggiti l’ABC del vino e in caso di emergenza butta un nome tra i due che hai imparato il giorno prima. E se proprio non te lo ricordi, lancia un nome ad effetto. Che ne so, “Il bianco della valle d’Itria”. Non ci sarà qual diavolo di vino, ma la bella figura è assicurata.

– Sei un uomo quando per strada vedi lei in difficoltà sui sampietrini con i tacchi e invece di percularla, magari, le porgi il braccio. Perché ricordatevi che quei dannati tacchi al 99% dei casi lei se li è messi per piacere a voi che se fosse stato per lei si sarebbe messa le ballerine. E invece no perché lo sanno pure i sassi che a voi le ballerine fanno schifo, perché siete pure esigenti, capito? Esigenti. Non vi sapete scegliere da soli le mutande però siete esigenti.

– Sei un uomo quando vesti con camicie della tua taglia. Per “tua taglia” vuol dire che almeno ti consentano di starnutire senza il rischio che si strappino.

– Sei un uomo quando dentro un negozio di vestiti il commesso ti chiede la tua taglia e tu non chiami disperato tua moglie per farti dire la tua taglia, ma conosci la tua taglia. (true, truissima story) –> Dai, non puoi non sapere la tua taglia!”. “Eh, non mi ricordo… non lo so, boh… non c’ero… e se c’ero dormivo! dai, le provo tutte poi vedo..”

– Sei un uomo se oltre ad aver fatto lo sforzo di chiedermi di uscire, ti sforzi pure a dirmi dove, come, quando e perché. Che io già devo pensare a cosa mettermi.

– Infine, ma non meno importante, sei un uomo se sai cosa si usa per lavare un pavimento e, magari, sai pure dove comprarlo.