Alla Mostra del Cinema di Venezia il ritorno di Winona Ryder

31 Agosto 2012 - di aavico

VENEZIA – Goodfellas e i Soprano, le atmosfere noir dei film di James Gray e una storia pazzesca da raccontare, quella dell’Uomo di ghiaccio, un sicario al soldo della mafia degli anni ’70-’80, dei Gambino e dei Lucchese, un polacco chiamato Richard Kuklinski. Il giovane cinema indipendente americano, senza major al seguito, strappa applausi alla Mostra del cinema di Venezia pure se si esercita con un genere stravisto come il gangster movie. La regia è di Ariel Vromen e The Iceman fuori concorso ha fatto centro nella seconda giornata del festival grazie anche ad un ottimo cast e ad una ricostruzione d’epoca e d’ambiente molto bella. Protagonista assoluto è un formidabile Michael Shannon, tra i giovani talenti americani con un gran seguito di ammiratori (visto in Revolutionary Road di Sam Mendes, nel televisivo Boardwalk Empire, è atteso nell’Uomo d’acciaio di Zack Snyder).

Ci sono poi Winona Ryder e Ray Liotta e poi James Franco, David Schwimmer, Stephen Dorff, tutti impegnati nell’affresco di un mondo mafioso ultra violento, senza pietà per nessuno. Kuklinski-Shannon è diverso dagli altri: quando infila i guanti neri di pelle per non lasciare tracce uccide senza un’emozione, un battito di ciglia, poi li toglie e torna a casa dove si è costruito una famiglia ignara di tutto, convinta che sia un’analista finanziario. Ha moglie e due figlie che, nella verità non è cosi chiaro, non sapranno mai l’altra identità criminale dell’uomo fino alla cattura da parte della polizia del New Jersey nel 1986 con l’accusa di 100 omicidi. Il ruolo della mogliettina ignara, che vede migliorare la propria vita, cambiando quartiere e livello di ristorante, ”mi ha attratto moltissimo”, spiega la Ryder che sembra essersi lasciata alle spalle il brutto periodo della cleptomania che ne aveva messo in pericolo la brillante carriera di attrice amata da Tim Burton e Martin Scorsese.

”L’ambiguità di questa donna, quel non volersi far venire il dubbio sulla provenienza di tanto benessere preferendo non farsi domande sono stati per me elementi decisivi. Per farmi sorprendere sul set ho tolto tutte le pagine che non mi riguardavano, diventando cosi’ proprio come la vera moglie di Kuklinski”, spiega l’attrice, abitino nero monacale, coda di cavallo, sorriso adolescente. A 41 anni la Ryder dice di essere ”in una fase in cui voglio avere una buona vita. Se c’è un film che mi avvince lo faccio, altrimenti no”.

”Mi ha interessato la complessita’ di questo personaggio, intuivo che dietro questa figura quasi immaginaria c’era un passato spaventoso”, racconta Shannon che ha curato minuziosamente la preparazione anche vedendo un famoso documentario Hbo del ’92, ‘The Iceman Tapes: Conversations with a Killer’, in cui il sicario raccontava quasi sorridendo la sua carriera criminale senza pentimento, se non quello di aver fatto soffrire le tre donne della sua famiglia. Cresciuto a botte dal padre immigrato polacco, un’infanzia da teppista, Kuklinski, prima di essere reclutato dalla mafia italo-americana è riuscito a costruirsi una vita parallela, una moglie, due figlie a scuola cattolica privata, un universo a parte che solo sul finire di carriera si è tragicamente rivelato.

”La moglie di Kuklinski ha cambiato identita’, solo alla morte del marito nel 2006 ha pronunciato qualche parola, dicendo che era stata maltrattata. Per la prima volta pur interpretando un personaggio reale non ho avuto la sua benedizione, ma forse e’ stato un bene non sapere”, spiega Winona, tornata a Venezia due anni dopo Il cigno nero di Darren Aronofsky. L’unico contatto vero l’ha avuto il giovane regista: ”Sono amico di Facebook della figlia maggiore del killer, ma non ha mai accettato di parlarmi del padre, per lei chi l’ha cresciuta è un angelo, un altro rispetto all’uomo che ha ucciso decine di persone”.

Dei 100 omicidi commessi, il regista Ariel Vromen allo spettatore ne risparmia ben pochi: tagli di gola, macabri nascondigli di cadaveri in macellerie umane, pistole con o senza silenziatore, agguati, starnuti al cianuro per simulare attacchi di cuore, un campionario allegrissimo, sempre sottolineato dalla freddezza del protagonista. ”Shannon non ha bisogno di essere diretto e tante scene sono state fatte senza dire agli attori, ad esempio a Winona Ryder, cosa sarebbe accaduto per catturarne la massima spontaneità”, racconta Vromen. E i duetti tra Shannon e Liotta sono da masterclass attoriale. ”Kuklinski è spaventoso, ma io pensavo anche al bambino che era stato costretto ad essere, cresciuto convinto di non essere intelligente e non avere alcun talento, aveva una rabbia da incanalare e in fondo non uccideva innocenti”, dice Shannon.

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