Mike Kelley peluche

Si è suicidato Mike Kelley, l’uomo che con i suoi peluche ha provocato gli Usa

2 Febbraio 2012 - di Claudia Montanari

NEW YORK – Mike Kelley, uno degli artisti statunitensi più influenti dell’ultimo quarto di secolo, icona di un’America pungente ed iconoclasta raffigurata con pelouche in stile horror o punk, è stato trovato morto nella sua casa di South Pasadena, vicino a Los Angeles, in California. Aveva 57 anni.

L’annuncio della scomparsa è stato dato oggi dal ”New York Times”, che cita fonti di polizia che parlano di un suicidio seguito ad un lungo periodo di depressione che sarebbe stato scatenato da una delusione amorosa. Poliedrico e creativo, Kelley si è mosso con elegante disinvoltura fra pittura e video, fotografia e disegno, performance e installazione, dando vita a opere che intrecciano memoria collettiva e individualità, archetipi sociali e biografia personale.

E’ divenuto celebre per un peluche che ha prestato la sua immagine alla copertina di ‘Dirty’, album della band Sonic Youth, facendo di Kelley un artista di culto, icona di un’America che rovista fra le sue viscere, in cerca di peccati da espiare. Codisegni e testi, Kelley e’ riuscito ad indagare nel mistero a tratti horror; si è interessato al movimento punk prendendo spunto dall’iconografia cristiana, dal surrealismo, dalla psicoanalisi, dalla cultura trash, dal folclore e dalla caricatura. Per i suoi progetti ha collaborato con Paul McCarthy, Jim Shaw, Tony Oursler e Sonic Youth.

Nato il 27 agosto 1954 a Detroit, la pulsione creativa di Kelley si diresse da subito al rock: fu tra i fondatori della nota band Destroy All Monsters, in bilico fra punk, psychedelic, heavy metal e noise rock, che abbandono’ nel 1976, dopo il diploma alla CalArts. Nei primi anni ’80 ottenne il successo artistico nella scuderia Metro Pictures, galleria di riferimento fino agli inizi del 2000, quando passò con Gagosian.

Il 1992 fu l’anno dello scatto verso la notorietà: Kelley fu fra i protagonisti di una mostra che a suo modo fece storia per tutta una generazione, ”Post Human”, a cura di Jeffrey Deitch, inaugurata al Musee d’Art Contemporain di Pully-Lausanne e poi transitata al Castello di Rivoli, alla Deste Foundation di Atene e al Deichtorhallen Hamburg. Da allora le sue sculture popolate di peluche fatti a maglia, inquietanti oggetti di un post-dadaismo che sconfinava nell’horror, sono entrate nell’immaginario visuale collettivo.

Presenza fissa nella ”Power List” di ”ArtReview”, non si contano le occasioni nelle quali Kelley è stato protagonista con mostre tenute al Whitney Museum, al Louvre, al Portikus di Francoforte, al Lacma di Los Angeles, al Mumok di Vienna, ma anche in Italia, con l’ultima personale al Museion di Bolzano nel 2009. Kelley e’ un artista pluripremiato, che ha ottenuto il Premio Wolfgang-Hahn (2006), la Guggenheim Fellowship (2003), il California Institute of the Arts Distinguished Alumnus Award (2000), l’University of Michigan School of Art and Design Distinguished Alumnus Award (1998), la Skowhegan Medal in Mixed Media (1993), il National Endowment for the Arts Museum Program Exhibition Grant (1990), l’Awards in the Visual Arts Grant (1987), l’Artists Space Interarts Grant (1986), il National Endowment for the Arts Visual Artists Fellowship Grant (1985) e il Louis Comfort Tiffany Foundation Grant (1984).

 

Fonte: Adnkronos

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