Partorisce e muore di tumore a 29 anni: indagati 85 medici

Partorisce e muore di tumore a 29 anni: indagati 85 medici

27 Gennaio 2014 - di Claudia Montanari

PADOVA – Una donna di 29 anni è morta di tumore dopo aver partorito. 85 medici e sanitari di Veneto ed Emilia Romagna sono indagati per il decesso della donna, avvenuto nel dicembre 2011 per una neoplasia al colon che ha consumato la giovane sei mesi dopo la nascita del secondo figlio con parto cesareo.

Il 27 marzo a Padova ci sarà l’udienza preliminare, e il giudice dovrà decidere se accogliere la richiesta di archiviazione del procedimento o se andare avanti, come chiedono i familiari della donna. Si legge infatti sul Corriere della Sera:

“Per la famiglia il lungo calvario di dolore patito dalla paziente avrebbe potuto essere evitato o almeno combattuto in modo più efficace se durante il ricovero per il parto e in quelli successivi, quando la mamma manifestò dolori sempre più evidenti, i sanitari avessero compiuto ogni accertamento necessario. Il pm Paolo Luca ha voluto estendere le indagini a tutti i medici, indagati per concorso in omicidio colposo, che hanno visitato la ragazza: l’Azienda ospedaliera di Padova, lo Iov sempre a Padova, il Presidio ospedaliero di Mirano, l’ospedale di Dolo e l’Ospedale Maggiore di Bologna”

Tre mesi dopo la nascita del bambino, i sanitari di Dolo hanno scoperto la neoplasia:

“Ma la donna era già in metastasi e neppure la chemioterapia ha potuto arrestare il progredire inesorabile del male. Un percorso di dolore punteggiato anche da un ricovero per peritonite, con relativo, delicatissimo, intervento chirurgico. Per il dottor Dario Ranieri dell’Istituto di medicina legale dell’Università di Verona, perito del pubblico ministero, la morte è da ricondurre verosimilmente alle complicazioni insorte e «alla naturale evoluzione della malattia neoplastica di cui la paziente era affetta».Sono stati proprio i sanitari di Dolo a scoprire la neoplasia tre mesi dopo la nascita del figlio, avvenuta a Padova. Ma la donna era già in metastasi e neppure la chemioterapia ha potuto arrestare il progredire inesorabile del male. Un percorso di dolore punteggiato anche da un ricovero per peritonite, con relativo, delicatissimo, intervento chirurgico. Per il dottor Dario Ranieri dell’Istituto di medicina legale dell’Università di Verona, perito del pubblico ministero, la morte è da ricondurre verosimilmente alle complicazioni insorte e «alla naturale evoluzione della malattia neoplastica di cui la paziente era affetta»”

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