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Ogm… all’italiana: li importi, li mangi ma non puoi coltivarli

20 Giugno 2012 - di vnicosia

ROMA – Un appello di 200 tra scienziati ed agricoltori italiani dice sì agli Ogm. Perché? Perché li importiamo e mangiamo, ma ancora non possiamo coltivarli. L’Italia oggi importa il 70% del grano tenero, il 56% del grano duro, il 30% del mais, il 90% della soia, oltre a metà delle carni e perfino pomodori e olio d’oliva che provengono da colture e allevamenti Ogm. Così secondo gli scienziati oltre al danno si aggiunge la beffa. Paghiamo di più per qualcosa che potremmo produrre a meno. Se la legge in Italia permettesse la sperimentazione, che non è vietata in Europa, eviteremo un deficit di 10 miliardi di euro l’anno, come scrivono gli scienziati nella lettera. In questo modo sarebbe possibile salvare le 40mila aziende agricole che chiudono ogni anno, che non riescono a competere sul mercato globale dove nel 2011 il 10% delle coltivazioni mondiali derivavano da Ogm.

La lettera, che tra i firmatari vede anche Umberto Veronesi, afferma: “Questa evidente contraddizione, tra il divieto alla ricerca e alla coltivazione e l’importazione massiccia delle “commodities” Ogm, è difficile da spiegare, se non con lo scontro sotterraneo tra multinazionali sulle due sponde dell’Atlantico che cercano di conquistare o conservare mercati molto ricchi”.

Gli scienziati hanno chiesto di “proseguire la ricerca e la sperimentazione in pieno campo di questi prodotti con decine di documenti sottoscritti da 21 società scientifiche e confermati dalle più prestigiose accademie internazionali, tra cui spiccano gli studi redatti dalla Pontificia Accademia delle Scienze. La riconquista da parte del Paese di una nuova credibilità sul piano internazionale (insieme con l’attesa da parte dei mercati di scelte economiche per la crescita) potrebbe costituire un’opportunità unica in modo da ricostruire un settore dell’economia nazionale potenzialmente vitale e che, attraverso la collaborazione di agricoltori e scienziati, è in grado di generare competitività”.

Il testo integrale della lettera è pubblicato sul sito Salmone.org e tra i 200 firmatari spuntano i nomi di scienziati come Silvio Garattini, Umberto Veronesi, Luciano Maiani, Chiara Tonelli, Umberto Tirelli, Elena Cattaneo, Felice Cervone, Alberto Mantovani, Bruno Dalla Piccola, Carlo Alberto Redi, Piergiorgio Strata, Giulio Cossu, Luigi Rossi, e di agricoltori professionisti come Franco Nulli, Silvano Dalla Libera, Deborah Piovan, Duilio Campagnolo e Marco Pasti.