"Non mangiamo più conigli": come cani e gatti, animali da compagnia

“Non mangiamo più conigli”: come cani e gatti, animali da compagnia

15 Marzo 2014 - di vnicosia

ROMA – I conigli sono animali da affezione come i cani e i gatti e per questo non vanno più mangiati. Questa la filosofia degli animalisti, che per i teneri coniglietti chiedono un futuro lontano dai piatti degli italiani e più vicino al loro “cuore”. Per questo motivo la Federazione italiana diritti animali e l’associazione Aae Conigli chiedono che una legge sancisca come i conigli siano animali da compagnia e dunque vadano salvaguardati. 

Anche prescrivere una ricetta diventa complicato per un veterinario, spiega Oscar Grazioli su Il Giornale:

“La legi­sla­zione vigente infatti non fa al­cuna distinzione fra i conigli da carne e quelli cosiddetti «nani» che sono, a tutti gli effetti, ani­mali d’affezione. Ne consegue che se il coniglietto nano ha bi­sogno delle gocce nasali per­ché ha il raffreddore, il veterina­rio lo deve trattare come se la carne finisse sulle tavole delle famiglie, con tutto quanto con­segue a causa dei possibili resi­dui.

Triplice ricetta dunque, di cui una copia trattenuta dalla farmacia, una copia inviata alla locale Ausl (ad alzare la monta­gna delle certe inutili e ingom­branti) e l’ultima copia al veteri­nario che la deve tenere per un certo numero di anni, in caso di ispezioni. E tutto ciò per cura­re il raffreddore di un co­niglietto «nano» che, come un cane o un gatto, segue il proprie­tario, risponde alle sue chiama­te e si fa coccolare come è giusto che sia per un qualsiasi animale d’affezione”.

Certo, per i veterinari non mancano gli escamotage. Se il coniglio è animale da affezione, spiega Grazioli, il veterinario potrà segnare la ricetta fingendo che si tratti di un cane ed evitare la burocratica trafila per questi animali che sono i terzi più diffusi nelle case italiane dopo il cane e il gatto:

“È un fe­nomeno destinato a crescere in quanto si tratta di un animale af­fettuoso, intelligente, capace di integrarsi perfettamente in ca­sa o in appartamento e, soprat­tutto di formare un forte lega­me affettivo con le persone che se ne prendono cura. I volonta­ri delle­due associazioni in dife­sa di quelli che loro amano chia­mare i «Lapini» o i «Bunny» han­no indirizzato al ministro della Salute una petizione in cui si chiede che il coniglio rientri nel­la classificazione degli «anima­li d’affezione », come cane e gat­to. Ne conseguirebbe il godi­mento degli stessi diritti a non essere mangiati e usati come animali da pelliccia”.

E’ pur vero che le associazioni animaliste non fanno distinzione tra coniglio da affezione e coniglio “da piatto”.

“quindi sembra che la petizione li com­prenda tutti, «nani» o alti nor­mali e belli grassi, quelli che fini­scono «alla cacciatora» sulle ta­vole di un Paese che è il primo al mondo per produzione di que­ste carni, con 130.000 tonnella­te l’anno e un consumo pro ca­pite che sfiora i 5 chili. Bello sco­glio per gli animalisti. D’altron­de molti si chiedono perché «salvare» i conigli, ma condan­nare il cavallo, l’asino e le ca­prette. Non hanno il diritto a es­sere animali d’affezione anche loro e forse più dei conigli? O meno? O lo stesso?”.