Promised Land

Matt Damon con il suo film denuncia il fracking: lobby del petrolio furiose

9 Ottobre 2012 - di vnicosia

ROMA – Matt Damon entra nel mirino delle lobby del petrolio. Il “genio ribelle” di Gus Van Sant ora diventa protagonista e sceneggiatore di “Promised Land”. Il bel Matt lascia i panni dell’ex agente segreto Jason Bourne e veste quello di ambientalista convinto, pronto a salvare il pianeta. Il film denuncia il “fracking”, una tecnologia per estrarre petrolio e gas naturale dal sottosuolo. La tecnologia a base di acqua e agenti chimici facilita le estrazioni, non priva di effetti collaterali. Le falde acquifere infatti sono a rischio contaminazione e con esse la salute della popolazione.

Ma cos’è il fracking che ha fatto breccia nel cuore e nelle preoccupazioni del bel Matt? La prima fase è la trivellazione del pozzo,che viene eseguita tra i 1500 ed i 6mila metri di profondità. Poi il pozzo viene perforato orizzontalmente tra i 900 ed i 1500 metri a profondità di circa 3mila metri. All’interno della perforazione viene inserito un tubo rivestito di cemento e poi delle piccole cariche vengono fatte esplodere all’interno del perforatore. In questo modo si creano dei piccoli fori nel tubo che lasciano il passaggio di acqua e sostanze chimiche nel sottosuolo.

Una volta che la struttura è completata nel pozzo vengono immessi fino a 15.900 litri al minuto di acqua mista a agenti chimici e sabbia. Il fluido pompato a pressione entra nel sottosuolo e crea delle fratture, liberando così il gas naturale e il petrolio contenti nel pozzo. La sabbia tiene le fessure aperte e gli idrocarburi liberati risalgono le fessure ed i tubi fino a sgorgare in superficie ed essere immagazzinati dal gasdotto.

Gli Stati Uniti furono i primi ad utilizzare la tecnica del fracking nel 1947, mentre la Hallburton nel 1949 fu la prima compagnia petrolifera ad usarla commercialmente. La tecnica stimola e facilita l’estrazione dai giacimenti petroliferi, ma può essere utilizzata anche per altri scopi come la costruzione di pozzi idrici, per misurare le tensioni nella crosta terrestre o per preparare le rocce in caso di trivellazioni per miniere.

Quali rischi per l’ambiente? Il fracking è sicuramente uno strumento utile nelle mani delle aziende per estrarre il petrolio, ma non privo di rischi. La preoccupazione principale riguarda l’inquinamento: le sostanze chimiche, e nocive per l’uomo, potrebbero contaminare le falde acquifere, con conseguenti danni per la salute della popolazione che vive nella zona sottoposta a fratturazione idraulica. Altra conseguenza di questa tecnologia riguarda la generazione di micro-terremoti, che sono comunque di intensità limitata e colpiscono sono le zone in cui la fratturazione del sottosuolo ha causato un’instabilità.