Etihad Airways cerca hostess e steward: ecco la selezione durissima

Etihad Airways cerca hostess e steward: ecco la selezione durissima

13 Ottobre 2014 - di Claudia Montanari

FIRENZE – L’Arabia Saudita a due passi da Firenze. Si è svolte giovedì 9 ottobre la quarta tappa per le selezioni dell’Etihad Airways. La compagnia aerea araba, che da poco si è aggiudicata una bella fetta di Alitalia, cerca personale e le candidature non mancano. Le regole, però sono ferree. La prima selezione da superare è quella al momento della registrazione: “Ha tatuaggi o piercing? Se sì, può indicare dove su questa cartina del corpo umano?”. Nessuna speranza per chi ha tatuaggi o piercing troppo vistosi.

Maria Corbi e Lorenzo Vendemiale, per il Corriere della Sera, hanno partecipato alla giornata di selezione insieme ad un candidato ed hanno raccontato l’esperienza. Un mondo magico quello dell’Etihad Airways, ma non certo privo di ostacoli. Ad iniziare dai requisiti. Per entrare in una compagnia aerea come quella, tutto conta. Anche l’altezza:

“Bisogna raggiungere con la mano la soglia di 210 centimetri, l’altezza del vano bagagli sull’aereo. E senza l’aiuto dei tacchi, nel caso delle signorine. Mentre degli uomini si guarda persino la cura delle mani. C’è chi rinuncia ancora prima di entrare, come Federica: «Potevano dirlo prima che questo open day era “open” solo per chi è alto. Quando ho visto accanto a me le asiatiche ho capito che potevo risparmiarmi l’umiliazione».  Di quelli entrati in sala, invece, ci sperano un po’ tutti. Ascoltano attenti le parole dei selezionatori, tra cui c’è anche un’italiana, Giada. «Etihad è speciale», dice Perth, suo collega indiano. «Siamo differenti, più eleganti, più moderni degli altri». Racconta la sua storia di Cenerentolo che ha trovato la scarpetta ad Abu Dhabi: sei anni fa era solo un aspirante steward, adesso è manager. «Da noi ci sono grandi possibilità di carriera. In Alitalia sareste rimasti cabin crew magari per 15 anni, qui se avete le qualità potete arrivare in cima. Etihad cresce velocemente, cambiamo in continuazione»”

Crescita ed evoluzione, dunque. Di parole come “tagli” o “ridimensionamento” nemmeno l’ombra. Si legge sul Corriere della Sera:

“I selezionatori di Etihad continuano a parlare della loro Disneyland volante: non più viaggio, ma soggiorno di lusso in giro per il globo. Per cui servono volti freschi e sorridenti, assistenti al passo coi tempi. Come se in questa descrizione ci fosse una censura per le abitudini della vecchia Alitalia. «Cerchiamo qualità. Non abbiamo un numero prefissato, potremmo prendervi tutti», dice il neozelandese Mike. In realtà solo in dodici passeranno la scrematura di metà giornata, dopo la valutazione dei curriculum, un test scritto d’inglese e alcune prove di “conversation”. Siamo in Italia ma d’italiano neanche una parola: la lingua è fondamentale, per questo gli stranieri paiono avvantaggiati. All’uscita si accalcano i delusi. Fra questi c’è anche Mirabela. Rumena, come tante ragazze venute dall’Est: è arrivata apposta da Brasov per partecipare al colloquio. Ha il diploma di hostess, parla inglese, italiano, spagnolo e greco. Volare con Etihad e vedere il mondo «è il mio sogno», ripete in trance. Fra due giorni compirà 30 anni e sognava un contratto come regalo di compleanno. Ma è andata male.  «Perché?», si chiede come gli altri esclusi. Difficile individuare i criteri di scelta. Sicuramente l’inglese, poi la bella presenza, ma soprattutto il portamento. Alina ce l’ha fatta ed è felice. Tanti occhi la scrutano per capire cosa abbia convinto i selezionatori: è alta 1,70, magra, coi capelli tinti di bianco e un taglio vagamente punk. E ha la minigonna. «Strano, visto che si tratta di una compagnia araba», commenta Aaron. Anche se durante l’Open day più volte è stato ripetuto che a bordo l’Islam non c’entra nulla. Ma la domanda è lecita: avranno tolto pure il versetto del Corano che l’altoparlante diffonde prima di ogni decollo? Chissà. Di certo, anche per i 12 prescelti la strada è ancora lunga: altre prove di gruppo e individuali per raggiungere l’intervista conclusiva in serata. Poi l’attesa di una telefonata positiva, per accedere ai corsi di formazione nella training Academy di Abu Dhabi e all’ultimo, decisivo esame per entrare nel magico mondo di Etihad. Dove è tutto oro quel che luccica

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