San Valentino tra vibratori, fiori e 50 sfumature. E poi c’è chi non lo festeggia

13 Febbraio 2014 - di Claudia Montanari

San Valentino non è ancora arrivato e a me ha già prosciugato l’anima.

Chiariamoci, non sono una di quelle persone che odia a priori una festa perché considerata inutile-commerciale-succhiasoldi però San Valentino, di fatto, lo è.

Non sono nemmeno una di quelle persone che critica a priori chi vuole festeggiare il San Valentino e infatti io di solito mi ricordo del 14 Febbraio solo perché due settimane dopo ci sarà la notte degli Oscar e perché sul calendario ho segnato due giorni prima una festa in maschera cui probabilmente parteciperò agghindata da ballerina di Charleston degli anni ’20 con tanto di headband in testa, che quella è l’unica occasione che riesco a sfoggiarlo senza apparire ridicola.

Non voglio andare controcorrente ma quel tripudio di ricette che spopola sul web sui biscotti a cuore di San Valentino, braccialetti con perline fatti in casa, cioccolatini personalizzati e tanta altra roba che non trova mercato qualsiasi altro giorno dell’anno se non in Cina, mi dà l’idea dell’anti-amore.

E non lo dico perché sono single perché non lo sono, non lo dico nemmeno perché il mio fidanzato passerà la serata davanti la tv a vedere una partita perché non lo farà (ma solo perché non ci sono partite). Lo dico perché è la verità.

Sono giorni che giornali, riviste, siti, newsletter di siti, pagine Facebook di siti nonché pagine Twitter di siti ci triturano il fegato con sta storia di San Valentino per spronare i nostri partner ad acquistare qualcosa che probabilmente farà schifo.

Tra l’altro è pure inutile perché lo sappiamo tutte che nessuno straccio di uomo comprerà qualcosa prima delle 19.00 del 14 Febbraio e non sono io a dirlo ma quella Bibbia chiamata Hollywood che ha sfornato chili e chili di film in cui il protagonista, marito innamorato, si affanna a cercare un fioraio mezz’ora prima del rientro a casa dalla moglie.

Sarà che il mio 14 febbraio da fidanzata pluriennale prevede ormai l’arrivo di copiose mail dal contenuto frustrante a partire dal 30 Gennaio, di cui “Per San Valentino quest’anno non farti trovare impreparata, fatti regalare il nuovissimo frullatore dolci emozioni pincopallino” ne è solo un esempio. Robe così, che ti fanno invidiare il week end alle terme contro l’artrite che si sono regalati i tuoi nonni a Ferragosto.

È che per una volta mi voglio mettere nei panni di coloro che di San Valentino non gliene importa una mina e vorrebbero passarlo davanti la tv a vedere la puntata registrata di Masterchef mangiando chili di tortillas e nachos con tutte le salse che il Messico ci ha fornito, come ho fatto io due anni fa. Oppure che lo passerà ad arrovellarsi il cervello su come poter rispondere agli insulti e le provocazioni di un collega piuttosto infido, come ho fatto io, 4 anni fa. O ancora, che lo passerà in giro per la città a bere e a ballare con le amiche per non pensare a quel vigliacco che l’ha lasciata il giorno prima con la scusa che “non sei tu il problema, sono io” come ho fatto io, 6 anni fa.

D’altro canto, non voglio nemmeno pensare a quelle coppie che per festeggiare degnamente avranno comprato per l’occasione giochi erotici, aggeggi vibranti e quant’altro, che per come sono fatta io se proponessi al mio fidanzato robe così evolute rischierebbe di andare in crisi esistenziale e chiedere il divorzio da fidanzati pensando di stare con una donna che non sono io.

O ancora, quelle che si sono fatte regalare la trilogia al completo di 50 sfumature, che io voglio dire, nulla in contrario al best seller soft-porno più famoso degli ultimi 2 anni, ma se proprio mi devo leggere un soft-porno allora mi butto su chi del settore ci ha fatto un mestiere, una carriera e un vero e proprio filone letterario e mi compro un Harmony che quelli sì che ci vanno giù pesante, altro che 50 sfumature di sesso.

Insomma, vorrei mettermi un momento nei panni di chi il San Valentino è un giorno come un altro di di amore e felicità, di paure e infedeltà, di problemi e necessità.

E nei panni di quelle persone lì, il San Valentino non è poi tanto male. Senza scatole di cioccolatini ingrassanti, senza melense e forzate dichiarazioni d’amore, senza rose rosse a 8 euro l’una che il giorno prima ne costavano 3. Senza ricette sui biscotti a forma di cuore e senza quei disgustosi orecchini in cotone fatti a mano che nemmeno nel Cioè del 1998, insieme al lip-gloss glitterato.