Frutta e verdura, contrordine: bastano tre porzioni al giorno, purché generose, per ridurre la mortalità. La regola d’oro delle cinque porzioni, essenziali secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, per stare in salute, prevenire le malattie e quindi ridurre il tasso di mortalità, viene messa in discussione da un studio canadese i cui risultati sono stati pubblicati su The Lancet e presentati al congresso europeo di cardiologia di Barcellona.
Non è la prima volta che accade: a febbraio scorso una ricerca dell’Imperial College London, pubblicata su International Journal of Epidemiology, individuava addirittura in 10 le porzioni giornaliere per avere una vita più lunga e sana.
In questo caso secondo gli studiosi il più basso rischio di mortalità riguarda le persone che consumano da tre a quattro porzioni al giorno di legumi, vegetali e frutta, pari a un totale che varia da 375 a 500 grammi. La regola da ricordare è 125 grammi da considerare come porzione per frutta e verdura e 150 per i legumi.
Per arrivare a questa conclusione i ricercatori hanno analizzati i dati dello studio Pure (Prospective Urban Rural Epidemiology) provenienti da 18 diversi Paesi. I partecipanti, di cui sono state delineate le abitudini alimentari, sono stati seguiti per una media di sette anni e mezzo, durante i quali si sono verificati 5.796 decessi.
Coloro che mangiavano abitualmente tre porzioni al giorno di frutta, verdura e legumi avevano tassi di mortalità del 22% inferiori a quelli che ne consumavano meno di una. Ma andando oltre nel consumo non vi era alcun particolare beneficio aggiuntivo. Inoltre, l’assunzione di frutta era fortemente associata a vantaggi rispetto alle verdure, da consumare meglio crude.
Secondo gli studiosi questo è un vantaggio soprattutto per i Paesi poveri, in cui il raggiungimento delle cinque porzioni al giorno di frutta, verdura e legumi è più difficile. “Tre porzioni abbondanti possono essere come cinque, più aumentiamo le fibre più la flora batterica ha vantaggi e riduciamo l’obesità”, evidenzia Antonino de Lorenzo, direttore della Scuola specializzazione in Scienza dell’Alimentazione all’Università di Tor Vergata, secondo cui le tre-quattro porzioni indicate nello studio non sono un limite. “Non ci sono problemi ad andare oltre nel consumo, al netto dei contaminanti ambientali aggiunti” spiega infatti l’esperto.
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