Fegato grasso per un italiano su quattro. Con i rischi che ne derivano: malattie croniche al fegato (compresa la cirrosi) e malattie cardiovascolari.
Il fegato grasso o steatosi epatica non alcolica (Nafld) al momento è la malattia al fegato più comune al mondo, e colpisce soprattutto gli obesi e i diabetici. A causarla è soprattutto una alimentazione scorretta, ricca di grassi e di calorie, e povera di frutta e verdura.
Negli ultimi anni si è capito che questo effetto negativo della dieta viene mediato dal microbiota intestinale, ovvero l’insieme di miliardi di batteri localizzati nel piccolo intestino, con il compito di facilitare la digestione e l’assorbimento degli alimenti che passano dallo stomaco nell’intestino.
La dieta che si segue modifica la composizione del microbiota. Un microbiota meno vario predispone ad una serie di patologie: cambia il metabolismo degli zuccheri e dei grassi, predispone al sovrappeso e all’insulino-resistenza (e quindi ad obesità e diabete), ma anche alle patologie cardiovascolari, ai tumori e alla steatosi epatica non alcolica, ovvero al fegato grasso.
Secondo alcune stime, entro il 2030 il fegato grasso sarà la principale causa di cirrosi e la prima causa di ricorso al trapianto di fegato, più delle epatopatie dovute al virus dell’epatite e alla cirrosi alcolica.
Per invertire questa tendenza è fondamentale una dieta ricca di frutta e verdura, che mantiene vario e sano il microbiota intestinale.
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