Il diabete colpisce quasi mezzo miliardo di persone nel mondo. Tuttavia, quasi l’80% dei diabetici vive in Paesi a basso e medio reddito. Meno di una persona su dieci di questi pazienti riesce a ottenere le cure essenziali per gestire la malattia (farmaci per controllare la glicemia, il colesterolo, la pressione) e assistenza sul fronte dieta e stili di vita. Con il rischio di andare incontro a gravi complicanze, da infarto a ictus, cecità e problemi di natura nervosa.
È il quadro per nulla roseo tratteggiato dallo studio condotto da David Flood presso la Michigan Medicine – University of Michigan insieme con il Brigham and Women’s Hospital di Boston. Lo studio, pubblicato sulla rivista Lancet Healthy Longevity, stima che oltre la metà di chi ha il diabete nel mondo non sa di avere la malattia anche se ha almeno un indicatore di glicemia elevata.
È emerso che solo la metà di tutte le persone che nel mondo soffrono di diabete sono in cura con un farmaco che tiene sotto controllo la glicemia. Solo il 41% prende una medicina per la pressione alta e appena il 6,3% una terapia per abbassare il colesterolo. Infine meno di un terzo dei pazienti ha accesso a servizi di orientamento su dieta e attività fisica, altri due pilastri della gestione del diabete.
Agostino Consoli, presidente della Società Italiana di Diabetologia e diabetologo presso l’Università G. d’Annunzio di Chieti-Pescara, spiega: “Si tratta di uno scenario piuttosto sconfortante. L’aspetto interessante dello studio è che per la prima volta si è cercato di censire in maniera sistematica la situazione di persone con diabete in paesi in cui è molto difficile raccogliere dati sanitari”.
“Fortunatamente – continua Consoli – i dati nei paesi occidentali ed in particolare in Italia sono meno deprimenti. C’è tuttavia ancora molto da fare, a livello globale per migliorare le condizioni dei diabetici e per scovare anche i diabetici che restano senza diagnosi. Anche in Italia, comunque, esistono cospicui margini di miglioramento. In particolare occorre stimolare la medicina di iniziativa (con necessari controlli periodici dello stato metabolico delle persone, soprattutto se sovrappeso). Questo, per diagnosticare le persone che non sanno ancora di avere la malattia. E’ necessario, inoltre, migliorare la gestione integrata delle persone con diabete tra specialista e medicina generale. Considerando che a livello nazionale purtroppo quasi il 50% delle persone con diabete non ha mai ricevuto una consulenza specialistica diabetologica”.
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