Salute

Il caffè può ridurre il rischio di morte per ictus e malattie cardiache

Il caffè può ridurre il rischio di morte per ictus e malattie cardiache. Berne fino a tre tazze al giorno può proteggere il cuore.

E’ quanto emerso da uno studio presentato all’incontro annuale della European Society of Cardiology.

Nella ricerca è stato esaminato il comportamento sul consumo della bevanda più amata dagli italiani di oltre 468.000 persone che partecipano allo studio UK Biobank.

Uno degli autori dello studio, il Dr. Judit Simon della Semmelweis University, a Budapest, h spiegato:

“Per quanto ne sappiamo, questo è il più grande studio per valutare sistematicamente gli effetti cardiovascolari del consumo regolare di caffè in una popolazione senza malattie cardiache diagnosticate”.

“I nostri risultati suggeriscono che il consumo regolare di caffè è sicuro”.

“Un’assunzione giornaliera elevata non è stata associata a esiti cardiovascolari avversi e mortalità per tutte le cause dopo un follow-up di 10-15 anni”, ha continuato.

“Inoltre, da 0,5 a 3 tazze al giorno erano indipendentemente associate a minori rischi di ictus, morte per malattie cardiovascolari e morte per qualsiasi causa“.

Il dottor Simon ha dichiarato:

“L’analisi delle immagini ha indicato che rispetto ai partecipanti che non bevevano caffè regolarmente, i consumatori quotidiani avevano cuori di dimensioni più sane e meglio funzionanti”.

“Ciò era coerente con l’inversione degli effetti dannosi dell’invecchiamento sul cuore”.

Ha concluso: “I nostri risultati suggeriscono che il consumo di caffè fino a 3 tazze al giorno è associato a esiti cardiovascolari favorevoli”.

“Sebbene siano necessari ulteriori studi per spiegare i meccanismi sottostanti, i benefici osservati potrebbero essere in parte spiegati da alterazioni positive nella struttura e nella funzione cardiaca”.

Caffè e malattie epatiche.

Bere caffè può avere un effetto protettivo contro le malattie epatiche croniche, compreso il cancro.

E’ quanto evidenzia da uno studio britannico dell’Università di Southampton pubblicato sulla rivista BMC Public Health.

L’associazione risultava indipendentemente dal tipo di bevanda, con o senza caffeina, solubile o macinato.

Silvia_Di_Pasquale

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