Victoria Beckham: "La moda ha un ruolo enorme nel movimento Black Lives Matter"
Victoria Beckham sposa la causa del movimento Black Lives Matter ed è pronta a rendere il suo brand più “inclusivo”.
La stilista britannica ha spiegato via social che sta cercando nuove strategie per fare in modo che il suo business supporti il movimento impegnato nella lotta contro il razzismo, soprattutto dopo la morte di George Floyd.
“È chiaro che è una delle nostre responsabilità parlare e voglio usare la mia piattaforma per l’istruzione, la conversazione e il cambiamento”, ha scritto la fashion designer.
“L’industria della moda ha un ruolo enorme da svolgere e, per me, inizia con la rappresentanza, sia all’interno della mia attività che con chi lavoriamo esternamente”, ha specificato Beckham.
Victoria punta a diversificare l’azienda, a partire da un “gruppo di lavoro interno”, che sarà responsabile di fare attenzione a tutto, “dai nostri team e talenti ai nostri casting, fornitori e partner”.
“Questo gruppo contribuirà a rendere responsabile il business e garantirà che le nostre azioni a breve e lungo termine riflettano quando abbiamo appreso”, ha aggiunto Victoria Beckham.
La star ha anche incoraggiato altri marchi e aziende a promuovere azioni simili alla sua al fine di garantire che “tutti facciano la propria parte per questa questione vitale”.
Dopo le iniziative di ieri in tante città mondiali, la protesta che sta infiammando gli Stati Uniti è sbarcata anche a Roma la scorsa domenica.
In migliaia, soprattutto ragazzi e famiglie, hanno manifestato in piazza del Popolo contro il razzismo.
In tantissimi hanno accolto l’appello lanciato sui social da un vasto cartello di organizzazioni tra cui i Giovani Europeisti Verdi, Fridaysforfuture-Roma, Nibi: Neri italiani – Black italians, 6000 sardine, Extinction Rebellion Rome International, American Expats for Positive Change e Women’s March Rome.
Distanziati e tutti con la mascherina, i manifestanti, tra i quali molti ragazzi di colore, hanno mostrato cartelli fatti in casa con scritte le parole d’ordine della campagna esplosa dopo l’omicidio di George Floyd, a Minneapolis.
Tante le scritte anche in inglese come, “No justice, no peace”, “I can’t breathe”, “Defund the police”, “fuck racism”.
Ma anche alcuni cartelli che chiedevano “ius soli” e diritti per i migranti; su uno si leggeva: “Muoiono a casa nostra e non sappiamo nemmeno i loro nomi: black lives matter”.
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