donne e lockdown. carichi aumentati

Donne, le equilibriste del lockdown: tra casa e lavoro carichi aumentati del 74%

27 Maggio 2020 - di Claudia Montanari

Donne, soprannominate le equilibriste del lockdown dal nuovo report di Save the Children. Tra casa e lavoro, la pandemia da Coronavirus ha aumentato i carichi delle donne del 74%.

In realtà, poi, le donne si barcamenano da sempre, ma ancora di più al tempo del Covid.

L’illusione di conciliare casa e occupazione, da sempre il faro guida delle donne, è durata poco come testimonia l’indagine di Wyser che ha intervistato un campione di donne professioniste.

Convivenza ai tempi del coronavirus, come sopravvivere: i consigli della psicologa

Emerge che la situazione così come è non va affatto bene.

La stessa ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti sottolinea che ”il rapporto presentato oggi da Save the Children Italia sulla maternità nel nostro Paese ci restituisce una fotografia chiara sul ruolo e sulle fatiche delle madri, aumentate con l’emergenza sanitaria.

È un’ulteriore conferma che è il tempo di agire e di farlo subito con politiche di stabilità e orizzonte per le famiglie. Il Paese ha urgente bisogno di un investimento forte nelle relazioni, nelle reti sociali, nell’educazione e nel lavoro delle donne.

Il #FamilyAct ha già tracciato la strada, è da qui che possiamo finalmente invertire la rotta”.

Il rapporto

Il rapporto parla di carichi di lavoro domestico aumentati, per il 74% delle intervistate, di una situazione peggiorata, specie per le 3 milioni di lavoratrici con almeno un figlio minore di 15 anni, pari a circa il 30% delle occupate totali (9 milioni e 872 mila).

Dall’indagine emerge inoltre che nelle famiglie più a rischio povertà il carico di cura nelle famiglie è sulle spalle delle donne: il 51,7% è la donna da sola a occuparsi dei figli, il 50,3% a fare la spesa, l’80,2% a pulire la casa e lavare i vestiti e il 70,5% a cucinare.

E questo solo per il lavoro domestico. Se poi si aggiunge il lavoro che dà lo stipendio e contribuisce al budget familiare, il bilancio di questi 70 giorni di lockdown è da incubo.

Lavorando da casa, oltre una professionista su due (59,1%) ha avuto la sensazione di aver avuto carichi di più pesanti rispetto alle giornate in ufficio. Il dato cresce di 7 punti, arrivando ai due terzi del campione, se si considerano le lavoratrici con figli.

Donne e telelavoro

Non è il lavoro da casa, cresciuto a dismisura con il lockdown, la misura che sostiene davvero la carriera professionale di una donna e che soprattutto le evita di dover scegliere tra lavoro e figli. Anzi.

A dirlo sono state le partecipanti alla ricerca di Wyser, società internazionale di Gi Group, condotta in occasione dell’anniversario del Soffitto di Cristallo.

Secondo l’84,1% delle professioniste è infatti la flessibilità oraria la chiave e queste settimane di lockdown lo hanno dimostrato.

“Il lavoro da casa, da remoto, e lo smart working sono due cose distinte – afferma Marinella Sartori, Direttore Commerciale di Wyser Italia -.

Il telelavoro implica semplicemente il mancato spostamento dalla propria abitazione al posto di lavoro, di fatto, gestendo le attività dal proprio studio tra le mura domestiche, per chi può contare su una stanza dedicata. Si rispettano i ritmi e gli orari delle giornate in ufficio e in sostanza la differenza è data dalla location.

Donne e smart working

Lo smart working invece è qualcosa di molto diverso, che implica una certa elasticità e un drastico cambiamento a livello di filosofia stessa del lavoro: le giornate non sono più scandite dagli orari, ma dagli obiettivi.

Pertanto, vengono date flessibilità, autonomia e responsabilità ai professionisti, che gestiscono il loro tempo in autonomia e hanno come unico vincolo il rispetto delle scadenze e delle consegne, oltre alle inevitabili teleconferenze di allineamento.

Si tratta di una pratica che richiede una vera e propria rivoluzione nella cultura del lavoro e delle organizzazioni in Italia, dove una logica del controllo è ancora diffusa.

Quello che la maggior parte delle italiane e degli italiani ha praticato nelle ultime settimane e sta continuando a praticare è semplice lavoro da remoto, non smart working.

E le conseguenze su chi di consueto ha in mano la gestione della vita domestica e la cura dei figli sono state piuttosto evidenti e pesanti”.

Per fare davvero lo scatto servono altre misure: flessibilità, asili nido, vero smart working basato sulla fiducia e sull’autonomia.

Tags