Quando lady Mubarak si aggrappò piangendo ai suoi gioielli

19 Gennaio 2012 - di luiss_edalto

IL CAIRO – L’11 febbraio del 2011 un elicottero aspetta a motore acceso che la famiglia presidenziale egiziana salga a bordo per scappare via dal Cairo, verso Sharm El Sheik. Mubarak ha già registrato il suo discorso di addio, i figli sono già su quell’elicottero. Piazza Tahrir è colma: saranno due milioni, tutti in fremito in attesa di quella notizia: Mubarak non è più capo dell’Egitto. In questo clima concitato, nel terrore che i manifestanti diano l’assalto ai palazzi del potere, Suzanne, la moglie di origine gallese del presidente, torna indietro. Di corsa giù dall’elicottero torna in casa. Le guardie la trovano a terra piangente, aggrappata ai suoi gioielli. “Vi prego, non lasciateli entrare”, urlava. Il retroscena dell’addio al potere di Mubarak arriva dalle pagine di un libro, a raccontare è Abdel Latif el-Menawi, ex direttore della tv egiziana. E racconta che fino all’ultimo Mubarak rifiutò di farsi portare all’estero: “Io non ho fatto nulla di male”, diceva.

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