Celebrità (insospettabili) in bancarotta: Oscar Wilde, Cyndi Lauper, Donald Trump...

Celebrità (insospettabili) in bancarotta: Oscar Wilde, Cyndi Lauper, Donald Trump…

8 Luglio 2015 - di aavico

ROMA – Lo sapevate che Oscar Wilde finì in bancarotta? Sapevate che la cantante Cyndi Lauper presentò istanza di fallimento, così come l’attore Burt Reynolds? Ce lo vedete il riccone per eccellenza Donald Trump  presentare cadere in fallimento, per ben 4 volte? Ebbene sì, sono solo alcuni dei personaggi storici o dello sport e dello spettacolo, caduti in fallimento e che hanno dichiarato bancarotta. Personaggi che non ti aspetti, insospettabili  paperoni come appunto Donald Trump ma anche come il pugile Mike Tyson. Ecco i 9 insospettabili che hanno dichiarato bancarotta.

  1. Oscar Wilde. Lo scrittore e poeta ha dichiarato bancarotta nel 1885 in seguito a una battaglia legale con il marchese di Queensberry. Wilde lo aveva citato per diffamazione dopo essere stato accusato dal marchese di aver commesso il reato di sodomia. L’assoluzione di Queensberry ha obbligato Wilde a farsi carico anche delle spese legali del contendente e, di fatto, a dichiarare bancarotta. Lo scrittore ha dovuto vendere molti dei suoi beni, inclusi i diritti de L’importanza di chiamarsi Ernesto e Il ventaglio di Lady Windermere.
  2. Abramo Lincoln. Prima di diventare il 16esimo presidente degli Stati Uniti, Abramo Lincoln ha presentato istanza di fallimento per un’impresa mai decollata. Si trattava di un negozio di alimentari a News Salem, Illinois. Lincoln lo aveva aperto nel 1832 con un socio in affari, per poi scoprire di non avere uno spiccato senso commerciale. I due avevano rilevato altre attività nelle vicinanze, ma il futuro presidente ha comunque deciso di vendere le sue quote. Non è bastato per metterlo al riparo dalla morte del socio. Un debito di mille dollari lo ha costretto a pagari i debiti per i successivi otto anni.
  3. Cyndi Lauper. All’inizio della sua carriera, la cantante Cyndi Lauper ha presentato istanza di fallimento. La sua band Blue Angel si era appena divisa e, come racconta Rolling Stone, si è dovuta arrangiare per un periodo cantando in un ristorante giapponese vestita da geisha. Nel 1983 è arrivato il primo contratto da solista.
  4. Burt Reynolds. L’attore americano ha presentato istanza di fallimento nel 1996. Al momento sta cercando un accordo con i creditori e, secondo quanto riporta E! Online, riuscirà a salvare il suo ranch in Florida e a versare gli alimenti all’ex moglie Loni Anderson e al loro figlio adottivo di 8 anni. Proprio il divorzio da Lori è costato all’attore 40 milioni di dollari. Altri 15 milioni gli starebbero stati sottratti con l’inganno.
  5. Mike Tyson. L’istanza di fallimento di Mike Tyson risale al 2003. Il pugile, come ricostruisce il New York Times, ha sperperato negli anni il bottino accumulato acquistando case, gioielli, automobili, telefoni cellulari, motociclette e vestiti costosi. I debiti ammontavano a 23 milioni di dollari.
  6. MC HAmmer. Il rapper americano ha accumulato una fortuna da oltre 33 milioni di dollari, ma nel 1996 ha presentato istanza di fallimento con più di 13 milioni di debiti, La causa è ancora una volta uno stile di vita superiore alle, seppur agiate, possibilità: aveva un entourage da 40 persone, almeno 17 automobili e una scuderia di cavalli da corsa.
  7. Larry King. Con i suoi 150 milioni dorme sonni decisamente tranquilli. Ma non è sempre andata così: nel 1971 è stato arrestato con l’accusa di aver sottratto 5mila dollari al suo socio in affari, Le accuse sono poi cadute, ma lo scandalo gli è costato il licenziamento dalla radio in cui lavorava. Sette anni dopo ha dichiarato fallimento con debiti per 350mila dollari.
  8. Marvin Gaye deve alla moglie il suo fallimento economico del 1976. Il cantante è stato costretto a pagare gli alimenti con i diritti del suo album Here, my dear. Secondo Rolling Stones, si parla di circa 600mila dollari.
  9. Donald Trump conta su un patrimonio da 4 miliardi di dollari. Quattro è anche il numero delle volte in cui ha presentato istanza di fallimento: nel 1991, 1992,2004 e 2009. Si è trattato nella maggior parte dei casi di fallimenti aziendali che non hanno intaccato la sua fortuna personale. L’eccezione è la costruzione del Trump Taj Mahal: Trump non è riuscito a pagare gli alti interessi dei bond cui si era affidato e ha accumulato un debito da 900 milioni.

 

 

 

 

 

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