NEW YORK – Due tumori su tre arrivano per una questione di “sfortuna“. Contano meno stile di vita ed ereditarietà, di più le mutazioni del Dna. A dirlo è una ricerca controcorrente della Johns Hopkins University pubblicata sulla rivista Science, che ha mostrato come per ventidue tipi di cancro abbia un ruolo primario proprio la replicazione casuale delle cellule di alcuni tessuti: un fattore “sfortuna”, nei parametri scientifici.
Il modello americano si basa sulle replicazioni del Dna delle cellule staminali di vari tessuti, che possono dar vita a mutazioni casuali che portano al cancro, concentrandosi su 31 tessuti diversi, dai polmoni al colon all’intestino.
In 22 casi, che vanno dal cancro del duodeno a diversi tumori del distretto testa-collo, le mutazioni casuali hanno un peso preponderante, mentre negli altri nove, fra cui polmoni, fegato e tiroide, sono i fattori ambientali e familiari a decidere, anche se sempre combinati con la ‘sfortuna’.
Come ha spiegato Bert Volgenstein, uno degli autori dello studio,
”i rari casi di fumatori che non sviluppano tumori sono spesso attribuiti a ‘buoni geni’, ma la verità è che sono invece solo fortunati. I cambiamenti di stili di vita possono avere un grandissimo impatto su alcuni tipi di tumori, ma secondo i nostri risultati su altri non hanno influenza. In questo caso il modo migliore per combatterli è la diagnosi precoce, quando ancora si può intervenire con la chirurgia”.
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