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Ictus, i 4 sintomi da riconoscere per salvarsi la vita

ROMA – Ictus, i sintomi da riconoscere: paralisi del viso, di un braccio o di una gamba e difficoltà nell’articolare le parole. Sono questi i primi segnali di un ictus in corso, e conoscerli può fare la differenza nel destino di una persona.

La probabilità di esserne colpiti nel corso della vita riguarda una persona su sei, eppure con le cure adatte, fatte nelle strutture dedicate, il rischio di morire o sopravvivere con forti disabilità si riduce parecchio.

L’ictus ogni due secondi colpisce una persona, per un totale di 17 milioni l’anno, e sei milioni di morti. Una strage che potrebbe essere evitata con diagnosi e cura tempestive. Purtroppo non tutti ricevono l’assistenza e le terapie migliori.

”L’ictus va riconosciuto tempestivamente appena compaiono i sintomi e va curato in modo appropriato, senza perdere tempo – sottolinea Paola Santalucia, vicepresidente di Alt, Associazione lotta alla trombosi -. E’ un’emergenza medica, e i pazienti dovrebbero essere ricoverati e curati in unità opportunamente attrezzate chiamate Stroke Unit, in cui l’alta competenza di medici e infermieri, unite alla struttura organizzativa, consentono di fare il massimo per salvare il paziente e ridurre le probabilità di invalidità gravi residue”.

Nel mondo infatti sono oltre 26 milioni le persone sopravvissute a un ictus, ma spesso con gravi disabilità e conseguenze devastanti per la loro vita e quella delle loro famiglie.

”Le cure appropriate e tempestive possono ridurre fortemente la probabilità di queste tragedie e salvare vite”, aggiunge Stephen Davis, presidente della World Stroke Organization (organizzazione legata all’Oms per la lotta contro l’ictus).

Per imparare a riconoscere e gestire l’ictus, ecco alcuni punti fondamentali da conoscere.

  1. La rapidità: non appena si riconoscono i sintomi, non bisogna perdere tempo nel chiamare l’ambulanza.
  2. Il ricovero: se fatto in una Stroke Unit aumentano le possibilità di salvare la vita e di ridurre la disabilità del 14%. Una possibilità che andrebbe garantita a tutti i pazienti.
  3. I farmaci appropriati: la trombolisi (cioè la rottura di emboli, coaguli e trombi con i farmaci), se necessaria e fatta in pazienti selezionati, migliora l’esito del 30%. Anche la trombectomia endovascolare (cioè la rimozione del trombo per via chirurgica ndr) può ridurre di oltre il 50% la disabilità, in pazienti selezionati in centri attrezzati.
  4. Fondamentale per il recupero del paziente è la riabilitazione, così come la prevenzione, sia nelle persone sane che in chi ha già avuto un ictus, non solo con i farmaci ma anche con cambiamenti nello stile di vita.
Mari

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