Salute

Diabete bambini, all’esame dell’Ema un monoclonale che lo ritarda fino a 5 anni

E’ in fase di revisione dalle autorità di regolamentazione dei medicinali nell’Unione Europea il primo farmaco in grado di ritardare dai 3 ai 5 anni l’insorgenza del diabete di tipo 1 nei bambini.

L’approvazione, pochi mesi fa negli Stati Uniti, di un anticorpo monoclonale al cui sviluppo ha contribuito la ricerca italiana ha aperto la strada ad il suo utilizzo anche in Europa. Come individuare i pazienti che possono averne benefici è stato uno dei temi affrontati al convegno della ‘Panorama Diabete’, in corso Riccione.

In Italia sono circa 180.000 le persone con diabete di tipo 1, malattia che toglie dai 10 ai 15 anni l’aspettativa di vita e costringe a una terapia insulinica quotidiana.

L’immunoterapia con teplizumab è stata approvata dalla statunitense Fda per rallentare la distruzione di β-cellule e apre la strada alla necessità di uno screening mirato a identificare i soggetti a cui applicare questa terapia per ritardare la malattia: ovvero la presenza di almeno due auto anticorpi circolanti nel sangue e la presenza di una condizione di prediabete, ovvero alti tassi di zucchero nel sangue.

Per i diabetologi si apre una nuova era

Per i diabetologi “si apre una nuova era, sia dal punto di vista scientifico che di quello della sanità pubblica”. Per la prima volta, chiarisce Lorenzo Piemonti, direttore del Diabetes Research Institute dell’Irccs Ospedale San Raffaele, “abbiamo la possibilità di intervenire in una fase precoce, prima che compaia la malattia clinica. Si tratta di una delle novità più importanti nel campo”.

Intanto nell’Aula della Camera è iniziata la discussione su una proposta di legge “che introduce per la prima volta al mondo lo screening per il diabete pediatrico: un primato che metterebbe l’Italia all’avanguardia”, sottolinea Piemonti.

“Dopo circa 30 anni di studi e trial – conclude il presidente eletto della Società Italiana di Diabetologia, Raffaella Buzzetti – si è arrivati a un monoclonale capace di dilazionare l’insorgenza della malattia. Questa approvazione offre nuovo entusiasmo, dopo anni di attesa, nella ricerca per prevenire o addirittura curare il diabete tipo 1”.

Claudia Montanari

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