L’automonitoraggio è la prima vera terapia del diabete di tipo 2, quello familiare non autoimmune. Se infatti si monitora costantemente la glicemia (SMBG) si aiutano i medici a focalizzarsi sulle caratteristiche individuali dei fattori glicemici, e quindi si facilitano gli interventi terapeutici mirati.
L’importanza dell’automonitoraggio è stata sottolineata dallo studio Prisma condotto da un team di diabetologi italiani in collaborazione con Roche Diagnostics.
Il nuovo metodo di terapia disegnato da questo studio prevede appunto un approccio individualizzato al diabete di tipo 2. Attraverso quindi una limitazione dell’uso dei farmaci, ma una maggiore attenzione a se stessi ed in particolare ai propri livelli di glicemia si riesce a migliorare il livello di emoglobina glicata (HbA1c).
L’automonitoraggio permette di ridurre notevolmente le complicanze cardiovascolari, le malattie coronariche, quelle vascolari periferiche e i casi di infarto al miocardio, e, indirettamente, porta anche ad una riduzione del peso corporeo.
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