Salute

Denti sensibili, ne soffre 1 persona su 3: i trattamenti più efficaci

Circa una persona su 3 soffre di denti sensibili, cioè di quel fastidio che si sente quando per sopportare il gran caldo si beve, per esempio, acqua troppo fredda. Il tema è al centro di un nuovo video realizzato dalla Sidp, la Società italiana di parodontologia e implantologia.

“L’ipersensibilità dentinale – spiega il parodontologo Davide Guglielmi – può essere definita come una condizione di dolore breve e acuta causata dall’esposizione a stimoli termici o chimici di porzioni di dentina che altrimenti sarebbero protetti da smalto, cemento o gengiva. Questa sintomatologia dolorosa colpisce circa il 33% della popolazione adulta”. “Le cause – aggiunge – possono essere tre. Le carie, la frattura del dente, la ‘scopertura’ delle radici. Esistono differenti terapie per poter risolvere il problema dei denti sensibili causati da ‘scopertura’ radicolare. Ma la diagnosi iniziale dell’odontoiatra è fondamentale”.

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Denti sensibili, quali trattamenti possono essere applicati?

Per lo specialista della Sidp, sono diversi.

“La terapia può semplicemente consistere nell’utilizzo di dentifrici desensibilizzanti specifici. Oppure prodotti venduti in farmacia come collutori o gel a base di fluoruri, ossalati o vetri bioattivi che se applicati sulle zone sensibili inducono la chiusura dei tuboli dentinali riducendo, se non eliminando, il fastidio.

Se questi approcci domiciliari dovessero risultare inefficaci si dovrà ricorrere a una terapia nello studio odontoiatrico. Attraverso quindi l’applicazione professionale di vernici che agiscono sulla struttura del dente, proteggendola. Se anche le sostanze desensibilizzanti professionali non dovessero riuscire a risolvere la sintomatologia si potrà intervenire con la ricostruzione dei tessuti andati persi.

Il professionista dovrà ricostruire lo smalto a livello del colletto del dente oppure, dove le condizioni anatomiche lo permettono, ricorrere a un intervento di chirurgia plastica parodontale, che ha come obiettivo la copertura di tutta la superficie radicolare, con la ricostruzione delle gengive distrutte. Questa tecnica sembra essere il sistema più efficace e risolutivo”.

Claudia Montanari

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