Salute

Colesterolo alto, il latte intero aiuta a contrastarlo

ROMA – Quando si ha a che fare con livelli alti di colesterolo, bisogna correre ai ripari. Il colesterolo alto nel sangue infatti non va sottovalutato in quanto può portare a problemi di salute anche gravi, come infarto o ictus. Se si riscontrano valori troppo alti di colesterolo, la prima cosa è seguire la cura prescritta dal proprio medico di base. Tuttavia, adottare uno stile di vita sano e una alimentazione equilibrata è alla base non solo del nostro benessere ma anche nella lotta al colesterolo cattivo. A tal proposito, il latte può rappresentare un aiuto contro il colesterolo, a patto che sia intero. No al ‘mito’ del latte scremato come necessariamente più sano: quello intero è migliore per il cuore. Aumenta infatti i livelli di colesterolo buono (Hdl) nel sangue. Questo colesterolo ‘spazza’ via quello cattivo dalle arterie e lo porta nel fegato dove viene scomposto e rimesso in circolazione nel corpo.

A evidenziarlo è uno studio danese, dell’Università di Copenaghen, pubblicato sulla rivista European Journal of Clinical Nutrition. Per arrivare a questa conclusione gli studiosi hanno fornito a 18 volontari (17 dei quali hanno completato l’esperimento) 500 ml al giorno di latte scremato o latte intero per tre settimane, effettuando degli esami del colesterolo e ripetendo poi il test con l’altro tipo di latte. Dai risultati è emerso che se aumentavano i livelli di colesterolo buono invece per quelli di colesterolo cattivo non vi erano differenze tra i due tipi di latte. “I nostri risultati – scrivono gli studiosi- suggeriscono che il latte intero potrebbe essere considerato parte di una dieta sana tra la popolazione sana “. 

Non solo colesterolo: altri studi hanno dimostrato che il latte intero tiene persino a bada diabete e obesità. Nel 2016, una ricerca curata dal cardiologo ed epidemiologo statunitense Dariush Mozaffarian, della Harvard School of Public Healt, ha evidenziato l’importanza del latte intero per la nostra salute. Nello studio, Mozaffarian ha osservato un campione di oltre 3mila pazienti per 15 anni, analizzando a più riprese la presenza nel loro sangue di tre acidi grassi derivati da latte e derivati. Attraverso queste analisi l’équipe di ricercatori del professore ha scoperto che le persone con elevati livelli di questi acidi grassi nel sangue, quindi abituali consumatori di latte vaccino intero e dei suoi derivati, avevano un rischio di andare incontro a diabete di tipo 2 nel 46% in meno dei casi rispetto agli altri, cioè rispetto ai consumatori di latte scremato o parzialmente scremato.

Claudia Montanari

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