Salute

Lavarsi il viso con acqua troppo dura: 3 consigli per non rovinarsi la pelle

ROMA – Creme corpo, maschere, make-up di qualità… tutti elementi fondamentali per la cura della nostra pelle. Ma c’è un altro elemento, di importanza primaria, che nessuno mai considera: l’acqua. Lavarsi il volto e il corpo è un gesto quotidiano che compiamo migliaia di volte nel corso della nostra vita,senza sapere che, contro ogni nostra convinzione, la sola acqua dura – che contiene elevate concentrazioni di calcio, magnesio e altri minerali pesanti come il calcare e caratterizza la maggior parte dei rubinetti d’Italia – può causare veri e propri danni alla nostra pelle. A confermarlo è il team Ricerca & Sviluppo di Unifarco che, con la collaborazione dell’Istituto di ricerca Vitroscreen, ha sviluppato – in vitro – un vero e proprio modello di studio inedito dell’acqua, portando alla luce diverse criticità.

In particolare, lo studio in vitro ha smascherato i pericoli causati dall’acqua dura sulla nostra pelle: irritazione, infiammazione e alterazione della barriera epidermica, fattori che possono determinare dermopatie di varia natura, aumentare il rischio di aggressioni esterne, allergie da contatto e infezioni. Entrando nel dettaglio dello studio, il team di ricerca ha simulato le comuni abitudini di igiene quotidiana su un modello di epidermide ricostruita in vitro e ha analizzato le conseguenze della detersione con acqua a diversi gradi di durezza. La pelle è stata esposta ad applicazioni giornaliere e ripetute di diverse soluzioni, ovvero soluzione salina (sostanza di per sé innocua), acqua dura, acqua ultrapura, una soluzione di acqua dura e un comune detergente industriale, e infine una soluzione di Ceramol Olio Detergente – prodotto sviluppato da Unifarco Biomedical, divisione di Unifarco che sviluppa dispositivi medici e cosmetici dermatologici per rispondere a problemi irrisolti della barriera cutanea – disciolto in acqua dura. Dall’analisi è emerso che il solo utilizzo di acqua dura provoca alterazioni della barriera epidermica rispetto all’acqua ultrapura. I dati hanno inoltre evidenziato come a parità di “qualità” dell’acqua, l’uso del corretto detergente influenza il potenziale sviluppo di problematiche correlate alla salute della barriera.

Alla luce di questo modello di studio è bene valutare qualche piccolo accorgimento. Ecco, quindi, alcune semplici regole per una perfetta routine dermatologica quotidiana.

Detergente: scegliere sempre quello corretto: non fatevi ingannare da schiuma e profumo! Due elementi che nell’immaginario comune sono associati alla pulizia sono la produzione di schiuma e la profumazione del prodotto. In realtà questi non corrispondono ad un maggiore potere lavante del prodotto, anzi. I detergenti migliori sono proprio quelli sprovvisti di proprietà schiumogene, soprattutto nei casi in cui la barriera cutanea è delicata o danneggiata. Lo stesso vale per la profumazione, sarebbe meglio preferire prodotti neutri.

Quanto: Il troppo stroppia! Lavaggi assidui mettono ko la nostra pelle, causando un effetto inverso rispetto a quello desiderato: la cute diventa eccessivamente sensibile e le ghiandole sebacee vengono stimolate a lavorare ancora di più, rendendo la pelle lucida e grassa. È sufficiente detergersi due volte al giorno: la mattina per combattere l’eccesso di sebo prodotto durante la notte e per rimuovere i residui dei trattamenti della sera precedente; e prima di andare a dormire per eliminare agenti esterni, come smog, polveri sottili e trucco accumulatisi durante la giornata.

Crema: Mai metterla senza prima la detersione del viso. La detersione ha un grande impatto anche sull’efficacia della crema che utilizziamo. Una pulizia del viso corretta e costante, infatti, prepara la cute e la barriera ad interagire in modo ottimale con la crema, migliorandone inoltre l’assimilazione.

Claudia Montanari

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