ROMA – La depressione è un male democratico. Così la descrive l’attrice Veronica Pivetti che in un’intervista a Gente racconta la malattia che l’ha colpita dal 2002 al 2008. “Mi hanno curato male la tiroide – dice – e si è scatenato l’inferno”. Sei anni in tutto: “Non avevo più voglia di nulla, non mangiavo, non mi lavavo più, piangevo sempre. Non mi riconoscevo, non capivo. ‘Ma che motivi hai tu per piangere’, chiedevo a me stessa, ‘sei un’attrice di successo, hai un lavoro che ti piace, nessun problema, perché ti disperi così’. Il fatto è che la depressione colpisce a tradimento. Tu sei la causa del tuo male e non puoi fare nulla. La sola salvezza è tirare fuori il tuo dolore, parlarne, chiedere aiuto, senza vergogna. Questa è una malattia seria, va curata finché sei in tempo e non ti ha braccata del tutto la voglia di farla finita”.
Il lavoro sul set è stata una salvezza: “Nonostante tutto non avevo perso la prontezza, l’istinto alla battuta, lo facevo automaticamente. Poi quando tornavo a casa era una tragedia”. Ha pensato al suicidio? “Vigliaccamente speravo che un masso mi cadesse addosso. Dentro di me pregavo di morire. O che attraversando la strada, molto lentamente, un’auto mi investisse”. Ora che ne è uscita, Veronica Pivetti ha raccontato il suo calvario in un libro: “Ho smesso di piangere”.
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