Loredana Bertè: “Mia mamma era una strafiga, quando usciva…”
27 Novembre 2015 - di luiss_edalto
ROMA – Scatenatissima Loredana Bertè nella sua autobiografia “Traslocando – E’ andata così”. Nel libro, oltre a raccontare un’infanzia da incubo con un padre violento, dedica spazio al ricordo di sua madre da giovane. Un ricordo senza freni:
Era una statua bruna. Una donna bellissima con i capelli sempre in ordine, i tacchi e le gonne strette con lo spacco. Una strafiga. I professori della sua scuola con me erano molto gentili e io non capivo il perché. Finché un giorno intuii che usare le buone maniere con la figlia, per un maschio dell’epoca, rappresentava la più facile delle scorciatoie per scoparsi la madre. Lei comunque non si faceva pregare. Quando usciva a tarda sera, potevi esser sicura che sarebbe rientrata la mattina dopo. Non si lasciava scappare un cazzo che fosse uno. Gli uomini erano prede che abbrancava senza reale desiderio, conquiste effimere, momenti di noia da mettere in fila. I suoi fidanzati in media duravano due mesi (…)
E a proposito della sua storia più importante, quella col tennista svedese Bjorn Borg, ecco cosa ha scritto:
La sua dipendenza dalla cocaina era mostruosa e aumentò con il passare dei mesi. Quando gli partiva il desiderio di farsi, non si frenava. Sembrava una macchina. Pippava e, se si metteva in testa che fossi io a nascondergli la droga andava fuori di testa. Mi prendeva le vestaglie. Le riduceva a brandelli alla ricerca di nascondigli segreti. Voleva la coca. La coca e basta.