Greenpeace sfida Chanel a duello alla settimana della moda di Parigi06

Greenpeace sfida Chanel a duello alla settimana della moda di Parigi

6 Marzo 2013 - di lbriotti

PARIGI – Pochi minuti dalla sfilata di Chanel al Grand Palais di Parigi che si è tenuta martedì 5 marzo, Greenpeace ha sfidato a duello la nota casa di moda. Alcuni attivisti hanno aperto sulla facciata del palazzo parigino un grande striscione con scritto “Chanel, dépolluez la mode!” (Chanel Ripulisci la moda).

Alla casa di moda parigina viene rimproverata la mancanza di trasparenza e sostenibilità della filiera della carta per il packaging e di quella della pelle oltre all’uso di sostanze tossiche nei propri tessuti. Chanel, infatti è uno dei marchi valutati “Zero in Condotta” nella classifica “The Fashion Duel” (www.thefashionduel.com), elaborata da Greenpeace, nella quale 15 case d’Alta moda, italiane e francesi, sono state valutate in base alla trasparenza delle filiere produttive, le politiche ambientali in atto e la disponibilità a un impegno serio per dire no alla deforestazione e all’inquinamento.

«Chanel è sempre stato considerato un marchio leggendario e persino rivoluzionario alla sua nascita, ma continua a rimanere in silenzio nonostante migliaia di persone gli stiano chiedendo di ripulire le proprie filiere e garantire ai propri clienti una moda più pulita – spiega Chiara Campione, responsabile “The Fashion Duel” di Greenpeace Italia – Non impegnarsi ad obiettivi come Deforestazione Zero e Scarichi Zero nella propria filiera è una totale mancanza di stile».

Chanel e altre case d’Alta moda come Dolce&Gabbana, Hermes e Prada, nonostante le ripetute richieste si sono rifiutate di fornire le informazioni necessarie a una loro valutazione sulle politiche ambientali in atto. In testa alla classifica al momento c’è Valentino Fashion Group, l’unico marchio a impegnarsi per raggiungere gli ambiziosi obiettivi Deforestazione Zero e Scarichi Zero nelle propria produzione.

“Oggi chiediamo a Chanel di ripulirsi e il nostro duello con l’alta moda continuerà fino a quando non avremo convinto tutti che il lusso, se costa qualcosa al Pianeta non è lusso” – conclude Campione.