Job Hopping, saltare da un lavoro all'altro: in Italia solo nel digitale

Job Hopping, saltare da un lavoro all’altro: in Italia solo nel digitale

20 Gennaio 2023 - di Silvia_Di_Pasquale

Si chiama Job hopping e letteralmente significa “saltare da un lavoro a un altro”. Parliamo di un fenomeno che sta prendendo piede tra i millennial con l’obiettivo di assicurarsi stipendi più alti e un posto di lavoro con un miglior life-work balance. Se in America il fenomeno include ampi settori lavorativi, in Italia sembra concretizzarsi solo nell’ambito dei mestieri legati al digitale, forse perché sono i più richiesti e ciò permette lo zapping.

Negli Stati Uniti i millennial cambiano quasi 2,85 posti di lavoro nei primi cinque anni dalla laurea, contro una media di 1,6 della generazione precedente. In Italia le cose vanno diversamente. “Nel nostro Paese la disoccupazione giovanile è ancora molto alta: con un tasso  del 23,7%, l’Italia si posiziona al terzo posto in Europa, secondo i dati Eurostat. Non solo, – spiega Piertro Novelli, general manager di Oliver James Italia“.

“L’Italia è anche uno dei Paesi in cui gli stipendi sono cresciuti di meno negli ultimi 30 anni secondo gli ultimi dati Ocse. E questo è un problema soprattutto con l’inflazione in aumento: se, infatti, le buste paga hanno fatto segnare un +3%, l’inflazione è cresciuta dell’8,1%. In sostanza, gli aumenti dei salari hanno compensato solo il 40% dei rincari, contro una media Ue del 54%”.

Job hopping: sì o no? I consigli del recruiter

Ma è davvero un’opportunità passare da un lavoro all’altro? “È senz’altro giusto guardare alle opportunità presenti sul mercato – dice Novelli – ma può essere opportuno anche saper negoziare internamente alla propria azienda per avere una revisione del proprio pacchetto retributivo. Per far questo è bene capire in quale tipo di azienda si lavora o, meglio, il tipo di politica retributiva adottata dall’azienda. Ci sono due criteri per stabilire gli aumenti di stipendio: il criterio di equità (in egual misura per tutti) o per meritocrazia (in base all’andamento delle performance dei dipendenti) e ciascuno presenta vantaggi e svantaggi”.

E ancora: “Altre cose utili sono: comprendere e concordare le proprie salary e promotion review prima ancora di entrare in azienda; rendere nota al proprio interlocutore (HR o manager) la consapevolezza circa il valore della propria figura professionale”. Ad esempio: sapere che “Il mercato offre X”, ti permette di non compromettere la tua posizione esplicitando eventuali processi selettivi e/o citando espressamente i colleghi di cui sei venuto a conoscenza circa il loro stipendio”.

Poi: “Se si lavora all’interno di un’azienda fortemente meritocratica, portare a supporto i risultati delle proprie performance permetterà di presentarsi a un colloquio con un HR in maniera adeguata rispetto ai valori aziendali e, qualora i confronti interni di salary review o promozione non producano i risultati attesi, è possibile utilizzare i meccanismi di controfferta per far rilanciare la propria azienda”.

Infine, non sempre il cambio di azienda, per quanto spesso sia la modalità più veloce per migliorare la propria retribuzione, va di pari passo con la valorizzazione o miglioramento delle proprie competenze. Spiega Novelli: “Nel lungo termine cambiare troppo spesso azienda può compromettere il proprio profilo professionale (scarsa profondità delle competenze acquisite, poca continuità con sfide progettuali e di trasformazione che necessariamente richiedono anni per essere finalizzate etc)”. FONTE ANSA. Foto da Pixabay.

Tags