Prodotti bio, come leggere l'inci

Creme e prodotti per capelli bio: come leggere l’Inci

3 Ottobre 2019 - di Claudia Montanari

ROMA – Creme, prodotti per capelli ma anche bagnoschiuma e profumi: negli ultimi anni prestiamo sempre più attenzione a cosa ci mettiamo addosso e la qualità è diventata molto importante nella scelta del prodotti. Senza parabeni e senza siliconi sono, per citare giusto due esempi, due frasi che ormai comunemente troviamo sul packaging. E’ un primo passo ma è bene saperne di più. Uala, sito e applicazione leader nel Sud Europa dedicato al mondo beauty, ha svelato in un’indagine su oltre 500 utenti, volta a capire quanto si conosca l’INCI, la denominazione usata per indicare i componenti dei prodotti di bellezza che nonostante l’INCI sia fondamentale per tutelare la salute del consumatore, gli italiani sembrano sottovalutarlo: il 53% infatti afferma di non leggere l’etichetta prima di acquistare un prodotto di bellezza e ben uno su tre non ha mai sentito parlare di INCI. Percentuali che si devono, probabilmente, alla poca informazione a riguardo: l’81% degli intervistati sostiene infatti che non si parli a sufficienza dell’INCI, contro solo il 19% che ritiene che ci sia abbastanza informazione in materia.

Nel prezioso Occhio all’etichetta scritto da Lucia Cuffaro e Elena Trioli (Gruppo Macro), tutto dedicato a quelle informazioni fondamentali in tema di alimentazione, cura della persona, della casa, abiti che bisognerebbe imparare a conoscere ben di più, un capitolo è dedicato all’Inci: International Nomenclature of Cosmetic Ingredients ovvero la denominazione internazionale che indica la lista delle sostanze presenti nel cosmetico, obbligatorio dal 1997 per tutti i cosmetici dell’Unione Europeo. L’elenco è in ordine decrescente: se un ingrediente è posto in cima signfica che è presente in grande quantità. Non è facile, c’è da dire, decifrare le sigle: sono in inglese gli ingredienti di origine sintetica, in latino quelli di origine vegetale. I primi cinque sono importantissimi. Cuffaro e Trioli consigliano di leggere le etichette con il www.biodizionario.it dove l’elenco è aggiornato. Insomma è come fare l’autopsia di qualcosa.

Qualche dritta per cominciare a saperne di più in merito all’INCI: il primo ingrediente solitamente è acqua e fin qui tutto bene, al secondo posto troppo spesso ci sono i tensioattivi schiumogeni derivanti dal petrolio, come il Sodium Lauryl Sulfate (Sls), il Sodium Laureth Sulfate (sles). I conservati in genere hanno la dicitura Paraben. Poi ci sono i Mineral Oil, i finti oli idratanti che derivano dalla raffinazione del greggio, l’Alcohol, il Limoneme, i Synthetic Colors e addirittura un antigelo il Propylene Glycol. Attenzione particolare a queste sigle: Mea, Tea, Dea sono tensioattivi che fanno parte della famiglia delle ammine. Meglio stare alla larga anche da Peg e Ppf, emulsionanti cosmetici. Come evitare i siliconi: nell’Inci si riconoscono dalla radice in -one come Dimethicone, Phenyl Trimethicone…, la texture delle creme ha un piacevole effetto setoso ma la morbidezza è solo apparente. Negli smalti ci sono 4 ingredienti pericolosi: Toluene, Formaldeide, Dbp e Canfora, fortunatamente molti marchi hanno scelto una produzione dichiarata 4free, che esclude cioè queste sostanze.
Secondo la ricerca di Uala, l’attenzione a ciò che si mette nel carrello della spesa non è per tutti i prodotti uguale: il 44% ammette di leggere ciò che acquista solo se si tratta di generi alimentari, percentuale uguale a chi dichiara di informarsi in egual misura su ciò che si mangia e ciò che si usa per prendersi cura del proprio corpo.

Analizzando il comportamento di coloro che leggono l’INCI, si scopre che i prodotti per il viso sono quelli a cui si presta la maggiore attenzione (60%). Al secondo posto sotto la lente di ingrandimento i prodotti per capelli (17%) e al terzo quelli per il make-up (12%). Appena il 9% dei rispondenti valuta durante l’acquisto la qualità di creme ed elisir per il corpo. La maggior parte dei consumatori che compie scelte informate, anche nel campo della bellezza, ritiene parimenti importante che ciò che sta acquistando sia vegan, non testato sugli animali, senza parabeni e siliconi (60%). Chi invece si concentra principalmente su una sola dicitura valuta fondamentale verificare che il prodotto sia privo di siliconi (18%).
Tra chi spende più tempo a vagliare la qualità di ciò che mettono nel carrello della spesa beauty, la marca non sembra essere sinonimo di garanzia. Ben il 71%, infatti, legge comunque i componenti del prodotto contro il 29% di coloro che si fidano ciecamente della marca. Ma cosa succede quando il prodotto di bellezza viene utilizzato non a casa ma in salone? Che si tratti di fare un’acconciatura, un massaggio o una ceretta, non ci si dimentica mai di chiedere cosa contengono i prodotti utilizzati nel 19% dei casi. Un altro 45% dei rispondenti chiede spesso informazioni sui prodotti, mentre il 36% ammette di non informarsi mai circa la qualità dei prodotti utilizzati dal salone.

Nel prezioso Occhio all’etichetta scritto da Lucia Cuffaro e Elena Trioli (Gruppo Macro), tutto dedicato a quelle informazioni fondamentali in tema di alimentazione, cura della persona, della casa, abiti che bisognerebbe imparare a conoscere ben di più, un capitolo è dedicato all’Inci: International Nomenclature of Cosmetic Ingredients ovvero la denominazione internazionale che indica la lista delle sostanze presenti nel cosmetico, obbligatorio dal 1997 per tutti i cosmetici dell’Unione Europeo. L’elenco è in ordine decrescente: se un ingrediente è posto in cima signfica che è presente in grande quantità. Non è facile, c’è da dire, decifrare le sigle: sono in inglese gli ingredienti di origine sintetica, in latino quelli di origine vegetale. I primi cinque sono importantissimi. Cuffaro e Trioli consigliano di leggere le etichette con il www.biodizionario.it dove l’elenco è aggiornato. Insomma è come fare l’autopsia di qualcosa. Il primo ingrediente solitamente è acqua e fin qui tutto bene, al secondo posto troppo spesso ci sono i tensioattivi schiumogeni derivanti dal petrolio, come il Sodium Lauryl Sulfate (Sls), il Sodium Laureth Sulfate (sles). I conservati in genere hanno la dicitura Paraben. Poi ci sono i Mineral Oil, i finti oli idratanti che derivano dalla raffinazione del greggio, l’Alcohol, il Limoneme, i Synthetic Colors e addirittura un antigelo il Propylene Glycol. Attenzione particolare a queste sigle: Mea, Tea, Dea sono tensioattivi che fanno parte della famiglia delle ammine. Meglio stare alla larga anche da Peg e Ppf, emulsionanti cosmetici. Come evitare i siliconi: nell’Inci si riconoscono dalla radice in -one come Dimethicone, Phenyl Trimethicone…, la texture delle creme ha un piacevole effetto setoso ma la morbidezza è solo apparente. Negli smalti ci sono 4 ingredienti pericolosi: Toluene, Formaldeide, Dbp e Canfora, fortunatamente molti marchi hanno scelto una produzione dichiarata 4free, che esclude cioè queste sostanze