cucina

Torna il Vinitaly, 60 i paesi coinvolti: dagli Stati Uniti all’Asia

Torna il Vinitaly, manifestazione di importanza planetaria, che segna anche un po’ la ripartenza dell’Italia dopo l’allentamento delle restrizioni da Covid-19. Dall’Europa agli Stati Uniti, da Singapore al Giappone, dall’Eurasia fino agli emergenti mercati africani: saranno questi i Pesi coinvolti. Accelera il piano di Veronafiere per l’edizione numero 54 di Vinitaly che, con più di 4mila aziende espositrici, tornerà in presenza dal 10 al 13 aprile prossimo, con il tutto esaurito.

Nella campagna già avviata, sono 60 i Paesi coinvolti dal programma di promozione, comunicazione e incoming targato dalla Spa fieristica e da Ice Agenzia, che condividono, oltre a un investimento complessivo da 3 milioni euro, anche la selezione di una business list di 500 top buyer da tutto il mondo, a cui si aggiungeranno migliaia di operatori nazionali e internazionali.

“Stiamo riscontrando un alto tasso di fiducia e di aspettativa sia da parte degli operatori internazionali che dalle aziende espositrici. Ad ora – commenta il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani – abbiamo già l’adesione di delegazioni che coprono le aree di Canada, Usa con particolare riguardo a Midwest, West Coast e Texas, oltre che Singapore, Malaysia, Europa”. Veronafiere sta lavorando poi con il ministero degli Affari esteri per creare un corridoio specifico con il Giappone che favorisca la presenza degli operatori del Sol Levante.

Vino, continua la corsa dell’export italiano.

Prosegue la corsa dell’export italiano di vino nel 2021, con un +12,6% nei primi 11 mesi e una prospettiva record di chiusura d’anno a 7,1 miliardi di euro. Complice, secondo l’analisi dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly, una “revenge spending” nei Paesi terzi che ha visto assoluti protagonisti gli spumanti italiani. Sugli scudi, nell’analisi realizzata sull’export extra-Ue nei 12 mesi dello scorso anno, il mercato statunitense che ha visto lievitare di un terzo la domanda a valore, con il Prosecco addirittura a +43%.

Ma non è solo il primo mercato al mondo, dove anche lo champagne ha registrato nel post-lockdown una crescita di oltre il 50%, a registrare il boom di bollicine nei calici: in Cina, notoriamente consumatrice rossista, l’incidenza degli sparkling sui consumi globali è quasi raddoppiata, con il Prosecco che vola a +117% e con un export degli spumanti italiani in crescita del 33%. Per l’Osservatorio di Unione italiana vini e Vinitaly, gli sparkling tricolore volano anche in Canada (+23%), Svizzera (+11%) e Giappone (+5%). FONTE ANSA. Foto di Vinotecarium da Pixabay.

Silvia_Di_Pasquale

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