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Sushi made in China, falsi limoni di Sorrento, vini solubili: fiera del tarocco

ROMA – Limoni spacciati per quelli di Sorrento ma che provengono dall’Argentina. Vini etichettati doc (Barolo, Chianti, Valpolicella, Montepulciano e Nero d’Avola) e invece realizzati con prodotti solubili. Falso aceto balsamico di Modena. Sushi che non è sushi. O meglio ha le sembianze del sushi, il sapore che vagamente ricorda il sushi, gli ingredienti del sushi, ma manca qualcosa, specie nella cottura del riso. Questo perchè a prepararlo non è stato uno di quei maestri giapponesi del pesce crudo e del riso, bensì un cuoco cinese. E’ l’ennesima fiera del tarocco.

A parte il sushi “Made in China”, divenuto ormai costume, sono ben 3.500 chilogrammi i prodotti prodotti ortofrutticoli, lattiero caseari e gastronomici con falsi marchi di qualità sequestrati dai Nac (Nuclei Antifrodi dei carabinieri). I 6 quintali di limoni provenienti dall’Argentina ma commercializzati come igp (indicazione geografica protetta) nazionali sono stati scoperti in provincia di Napoli. Mentre in quella di Macerata sono stati sequestrati 1.300 kg di pizze che riportavano sulle etichette falsi marchi a denominazione “Cipolla rossa di Tropea” e “San Marzano”.

Falso Made in Italy prodotto anche all’estero: contraffazione dei vini a denominazione “Barolo, Chianti, Valpolicella, Montepulciano e Nero d’Avola” prodotti in Gran Bretagna in “wine-kit”, preparati solubili in acqua che il consumatore straniero è indotto a considerare come vino nazionale di qualità. La stessa iniziativa è stata presa anche per contrastare la produzione in Germania del falso “Aceto Balsamico di Modena IGP”.

Capitolo sushi. In Italia è scoppiato il boom dei finti ristoranti giapponesi. Finti non solo nella preparazione del sushi, del sashimi tagliato troppo spesso, o degli altri piatti del menù, ma anche negli arredi e nell’apparecchiatura. I finti ristoranti giapponesi sono cresciuti negli ultimi anni cavalcando il grande successo riscosso in Italia dai veri ristoranti nipponici. Solo a Milano si calcolano oltre 200 ristoranti “simil-giapponesi” (nel 2006 erano 70). Mentre a Firenze sono 50, di cui solo sei hanno al loro interno un cuoco proveniente dal paese del Sol Levante.

aavico

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