Si potrebbe definire la rivincita della pasta. Dopo tante demonizzazioni, la dieta mediterranea torna ad affermarsi anche come forma gastronomica artistica.
I migliori chef si impossessano della materia prima della cucina italiana e sperimentano. Ecco allora Andrea Aprea del Park Hyatt di Milano che trasferisce i sapori vegetali nell linguine attraverso una cottura in brodo di cavolo rosso. Oppure Davide Scabin del Combal Zero di Torino, che, attraverso l’infusione, lavora i formati più spessi che altrimenti, appena arrivati a contatto con l’acqua bollente, si romperebbero.
C’è poi chi, come Alessandro Gilmozzi del Molin di Cavalese, fa delle tagliatelle la base per un gelato. Nino Di Costanzo, del Terme Manzi Hotel di Ischia, ha inventato un piatto composto da 25 formati diversi di pasta accompagnati da una zuppa di patate viola e rossa con chips di patate bianche e gialle.
Un altro chef campano Francesco Sposito, ha creato la pasta e piselli fatta di una pasta composta per un terzo di farina di piselli disidratata.
E tutti, comunque, sono d’accordo su un punto: la pasta dev’essere sempre al dente. E non esistono formati di serie A e di serie B: perfetti i fusilli ideali per i sughi, le farfalle tanto al dente da essere crude al centro, e i tradizionali maccheroni e spaghetti.
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