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“Grom, il gelato più buono del mondo”, un libro racconta il “mito”

ROMA – Cosa ci vuole per fare un buon gelato? Un progetto, quattro braccia, due teste che non sanno niente di gelato, un fiordaliso, una grande amicizia e Torino. Gli ingredienti non vanno messi necessariamente in quest’ordine ma l’avventura di Grom è partita di qui. Nel 2002 quando tutto è cominciato erano in due: Federico Grom e Guido Martinetti. Ora in azienda e nei 57 negozi in giro per il mondo sono impegnate più di 500 persone. Ora tutto questo è diventato un libro: “Grom, storia di un’amicizia, qualche gelato e molti fiori”, in uscita in questi giorni per Bompiani Overlook.

La voce narrante è Guido Martinetti l’uomo dei gelati, il cuore di quest’avventura. Federico Grom è la mente, l’azienda. Detto così sembra semplice, sembrano due a cui è andato tutto dritto. Tutto cominciò nell’agosto 2002 in un parcheggio. Guido trova la sua strada leggendo su “Tuttolibri” un articolo in cui Petrini, vate di Slow Food, denuncia la lenta sparizione dei gelati “buoni”. “Non esiste paura di volare se hai le gambe solide – racconta a La Stampa – a me le gambe solide mancavano così non vedevo l’ora di parlare del mio sogno a Federico”.

Poi il sogno diventa un business plan da 32 mila 500 euro a testa partorito da Federico Grom dopo una serie di calcoli complicati: “Era un ottimo compromesso tra i miei conti e la somma di cui disponevo in banca. In realtà avevo 32.800 euro, ma volevo tenere una piccola cifra per un week end con la fidanzata”. Il libro svela tutto, emozione dopo emozione. Dalla scelta del nome fatta da Guido Martinetti cresciuto tra filari e buon cibo con una grande passione per Angelo Gaja, il grande produttore di vini di Barbaresco. Così se il primo maestro gelataio si infortuna in un momento chiave, dal disastro arriva la svolta: “Miscelare tutti gli ingredienti in un unico luogo di produzione e far arrivare nei negozi solo il liquido che poi viene mantecato”. Questo è il segreto di “Grom”, l’istante in cui una straordinaria gelateria nel centro di Torino diventa un successo mondiale. Un prodotto figlio ovunque delle stesse materie prime che diventa gelato grazie al tocco di un artigiano a Roma, come a Milano o a Parigi.

aavico

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