ROMA – I bravi documentaristi Agostino Ferrente e Giovanni Piperno si interrogano sulla realtà sociale e culturale di Napoli, scegliendo questa volta un punto di vista estremamente delicato e sofisticato dal quale guardare la sempre controversa e affascinante città partenopea.
Ne viene fuori “Le cose belle”, un affresco tutt’altro che scontato su una società, vista attraverso le storie di quattro ragazzi che volevano diventare ballerini, calciatori, o semplicemente avere una casa in centro. Appassiti ancora prima di sbocciare, i protagonisti si arrangiano come possono, vivendo all’interno di famiglie che ne impediscono un’evoluzione e una crescita autonoma.
Premiato a Taormina come miglior documentario, “Le cose belle” si mette dalla parte degli esclusi, regalando allo spettatore uno spaccato di vita di strada priva di vittimismo e pietà.
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