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Hayao Miyazaki: “Mio film inno alla guerra? No, favola pacifista”

ROMA – Hayao Miyazaki, creatore dello Ghibli, in cui ha prodotto i suoi capolavori per i quali è universalmente riconosciuto come “il dio dell’animazione nipponica” replica alle questioni poste dal nuovo lungometraggio, Kaze Tachinu (Si alza il vento), in concorso alla prossima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Film d’animazione che qualcuno ha voluto definire come “inno alla guerra”, ma che in realtà, spiega Miyazaki, è “una favola pacifista”.  Il film racconta la storia di Jir Horikoshi, un progettista di aerei bellici nel Giappone della seconda guerra mondiale.

Oscar 2003 per La città incantata, già tre volte a Venezia (nel 2004 con Il castello errante di Howl, nel 2005 per il Leone d’oro alla carriera, nel 2008 con Ponyo sulla scogliera), Miyazaki degusta l’ennesimo successo commerciale. Mario Serenellini per Repubblica ha intervistato telefonicamente l’artista:

Miyazaki, che risponde a chi l’accusa di aver riequilibrato a colpi di matita l’apocalisse d’Hiroshima? 
“Il film è ambientato in una cupa fase militare del Giappone, ma non per questo è militarista. Le riserve, oziose, mi pare siano la reazione all’iniziativa dello Studio Ghibli che, in questi giorni di tensioni revansciste alimentate dalla destra al potere, ha pubblicato nella sua rivista gli articoli della Costituzione sugli impegni di pace presi dal Giappone a guerra finita: un eloquente promemoria indirizzato a quei capi politici privi di conoscenza della storia e di sani princìpi civili”.

Dunque, nessun prequel di cartoon della bomba H.
“Ho sempre disegnato favole. Come tutte le favole, anche questa è la trasposizione della memoria e della storia d’un Paese e di chi vi ha vissuto. È anche la mia storia. Mio padre era ingegnere aeronautico, titolare della fabbrica Miyazaki Airplane, che nella seconda guerra mondiale costruiva tra l’altro i potenti apparecchi progettati da Jiro Horikoshi, tra cui i tristemente noti Mitsubi ASM Zero dei kamikaze”.

I suoi detrattori l’accusano di essere vittima della nostalgia del Giappone di ieri. Tema ricorrente sin da Il mio vicino Totoro e Porco Rosso. 
“La parola “nostalgia” non appartiene al nostro vocabolario, anche se capiamo che cosa significa. Quando ho visto il film di Tarkovsky, Nostalghia, ho capito quanto questo sentimento potesse essere universale e condiviso, anche nei bambini. La nostalgia non è un privilegio degli adulti: è una delle rare caratteristiche che ci rendono umani. Umani e bambini. Vivendo, perdiamo, via via, qualcosa. È la vita. La vita diventa, per tutti, nostalgia”.

aavico

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