Benessere e Salute

L’uso regolare di Internet può ridurre il rischio di demenza

L’uso regolare di Internet può ridurre il rischio di demenza. Lo suggeriscono i ricercatori della New York University, che hanno monitorato 18.000 adulti di età compresa tra i 50 ei 65 anni per circa otto anni. Storicamente, le persone anziane hanno evitato di utilizzare Internet tanto quanto i più giovani. Ma l’ascesa degli smartphone ha fatto sì che la platea dei fruitori si ampliasse.

A ciascun utilizzatore della rete è stato chiesto: “Usi regolarmente il World Wide Web, o Internet, per inviare e ricevere e-mail o per qualsiasi altro scopo, come fare acquisti, cercare informazioni o effettuare prenotazioni di viaggi?” Coloro che hanno risposto “sì” erano considerati utenti regolari, mentre quelli che dicevano di “no” erano considerati utenti non regolari.

Nessun partecipante aveva la demenza all’inizio dello studio, ma alla fine era stata diagnosticata a 1.183 persone, ovvero quasi il cinque per cento delle persone coinvolte. Nel gruppo esperto di Internet, a 224 partecipanti su 10.333 è stata diagnosticata la demenza (1,5% del totale). Nell’altro gruppo, 959 partecipanti su 7.821 (10,45%) hanno sviluppato la malattia. Coloro che usavano Internet regolarmente avevano un rischio di demenza inferiore del 50%.

Rischio demenza ridotto se si ha una persona con cui confidarsi

Essere coniugati o in una relazione non necessariamente riduce il rischio di demenza, mentre si dimostra di beneficio avere una persona con cui confidarsi apertamente. Lo indica uno studio dell’University of New South Wales a Sydney, secondo cui inoltre quel che conta di più per allungare la vita è essere impegnati nella comunità. Era già riconosciuto che le relazioni sono importanti non solo per la salute emotiva, ma per la salute fisica del cervello.

“Avere una persona con cui confidarsi è emerso come un fattore molto potente per ridurre il rischio di demenza”, scrive il principale autore dello studio Suraj Samtani, psicologo clinico e ricercatore del Centro per un sano invecchiamento del cervello dell’University of New South Wales. “Non conta solo con che frequenza ci si incontra, ma se è con una persona a cui si può aprire il proprio cuore”, aggiunge. Fonte: Daily Mail.

Silvia_Di_Pasquale

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