Carne rossa 2 volte a settimana per gli italiani, ma vorremmo ridurla
In questi ultimi anni la carne rossa è stata sotto accusa dopo che nel 2015 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc) definì cancerogene per l’uomo le carni trasformate (gruppo 1) e probabilmente tali quelle rosse (gruppo 2A). In direzione opposta viaggiavano le raccomandazioni apparse sulla rivista Annals of Internal Medicine secondo le quali “per rimanere in salute, non occorre ridurre i consumi di carni rosse e processate”. Quanto alla frequenza di consumo, non si dovrebbe andare oltre le 3-4 volte a settimana, cercando di prediligere le carni bianche, si legge sul sito della Fondazione Veronesi. Insomma, moderazione è la parola d’ordine.
Il 48,5% dei consumatori assume carne rossa 1-2 volte/settimana e il 33% meno di una volta/settimana, mentre il 46% mangia quella bianca 1 volta o meno/settimana e il 40% 2-3 volte/settimana. Risulta che il 65% è propenso a ridurne le quantità, da sostituire con legumi/prodotti a base di legumi (84%), pesce (67%), uova (46%), i cereali e i loro prodotti derivati (33%), i formaggi (26%), funghi e derivati (17%) e alghe e derivati (9%). Il risultato è che- evidenzia la ricerca- ” tra i prodotti alternativi alle proteine animali prevalgono i derivati da legumi – burger, polpette, pasta – e il 65% li ha consumati in passato o li consuma”.
La tendenza emerge da un’analisi dei ricercatori del Crea Alimenti e Nutrizione in occasione della V Giornata della Nutrizione, in programma il 15 novembre e dell’incontro “Fonti proteiche 2050: quale futuro? Convenzionali o alternative, ma soprattutto sostenibili”, organizzato presso il centro Crea di Via Ardeatina a Roma. Lo studio del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria è stato condotto con un questionario per valutare l’opinione e la percezione dei consumatori in merito ai prodotti analoghi o alternativi alle proteine di origine animale.
Per quanto riguarda fonti proteiche lontane dalla nostra tradizione, dall’analisi Crea prevale la diffidenza: solo il 30% degli intervistati assaggerebbe farina di insetti (il dato precipita addirittura all’8% se si parla di insetti interi), mentre si scende ancora al 25 % se si parla di disponibilità a provare la carne sintetica. I risultati del questionario hanno interessato persone di età compresa fra i 30 e i 59 anni (65%), residenti nel Lazio (51%) e con titolo di studio elevato (laurea o superiore) (67%), in prevalenza donne (73%). Si dichiarano onnivori (90%) e, solo in minima parte, vegetariani (5%) e vegani (meno dell’1%). Gusto (61%), salute (56%) e caratteristiche nutrizionali (51%) guidano le scelte alimentari degli intervistati, mentre seguono distanziati costo (38%), tutela dell’ambiente (22%) e praticità d’uso (20%). (ANSA).
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