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Stato ti paga la baby sitter: 300 euro al mese. Ma le mamme non lo sanno

ROMA – 300 euro al mese da spendere in asilo nido o baby sitter quando si torna a lavoro dopo la maternità. Non è fantascienza ma è il contributo che lo Stato Italiano riserva alle neo mamme. È tutto vero: sono dei voucher baby sitter introdotti lo scorso anno dalla legge Fornero. Tuttavia, le donne italiane non ne approfittano. Il motivo? È sempre lo stesso, a quanto pare: burocrazia e poca informazione.

Come si legge su La 27esima ora -blog del Corriere della Sera– le donne italiane non hanno approfittato di questi fondi:

“Avete presente il congedo parentale, cioè i sei mesi pagati al 30% dopo i cinque mesi di assenza obbligatoria per la maternità? Le neomamme che invece di restare a casa con l’assegno dell’Inps tornavano al lavoro, l’anno scorso potevano chiedere dei buoni lavoro per pagare l’asilo o la baby sitter. Valore: 300 euro al mese per sei mesi, in tutto 1.800 euro. La misura era stata finanziata con 20 milioni di euro per il 2013, soldi sufficienti per pagare i voucher a 11 mila donne. Poche, si dirà, rispetto alla platea potenziale. Mica tanto: alla fine sono arrivate meno di 4.000 domande. 3.762 per la precisione. Di conseguenza è stato speso soltanto il 37% dei fondi

E sembra davvero strano che una risorsa così importante e ghiotta per le mamme che desiderano tornare a lavoro subito dopo la maternità non abbia avuto tanto successo. Il motivo, si legge su La 27esima ora, è da trovare nelle modalità di accesso ai fondi:

“Vediamo allora questi problemi. Primo: gli asili accreditati presso l’Inps dove è possibile spendere i voucher sono una minima parte. Poi la richiesta del contributo andava fatta via Internet. Il tutto attraverso il sito dell’Inps e in un giorno ben preciso: il 28 luglio 2013. Insomma, peggio di una caccia al tesoro. E poi Internet non è una modalità di accesso facile per tutti. Quest’anno ci sarà un nuovo click day? “Dovrebbe. Ma al momento non si sa quale sia il giorno da segnare sul calendario. La mia proposta è che prima di incorrere in un altro flop si cambi sistema. Magari passando dal buono lavoro, che richiede un complesso meccanismo di tracciabilità per evitare che vada speso in modo improprio, a un voucher da usare per qualsiasi tipo di lavoro di cura familiare”.

Claudia Montanari

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