BEIRUT – Joumana Haddad, poetessa libanese: “Io, araba e atea, minacciata dai salafiti”. Joumana, 44 anni, era stata invitata dalla ministra della Cultura del Bahrein a dare una lettura di poesia il 6 aprile. Ma qualcuno non ha gradito la notizia della sua visita: i gruppi islamisti che hanno lanciato una campagna denigratoria contro di lei. Il motivo? “Nel Bahrain non sono benvenuti gli atei”. “Uno Sceicco (Jalal al-Sharki) mi ha persino minacciata di morte”, spiega la giornalista in un articolo a sua firma pubblicato sul Corriere della Sera. Oltre ad essere accusata di ateismo, Joumana è presa di mira dagli estremisti anche per altri motivi, come lei stessa spiega:
“(…) Oltre ad essere pubblicamente atea e laica, sono anche «accusata» di tante altre cose: sono donna («Come osa, quella femminuccia, contraddirci?»); lotto per l’uguaglianza tra uomini e donne («Allerta al diavolo!»); difendo la libertà sessuale nel mondo arabo («Scandalo! Noi le nostre donne le vogliamo vergini e “pure”. Il sesso è solo per il nostro piacere, e i loro corpi ci appartengono»)”.
Un personaggio fuori dagli schemi la Haddad, che ci ricorda il fatto che l’essere arabe non significa necessariamente professare l’Islam. Non a caso, la scrittrice è figlia di una famiglia cattolica tradizionalista. Nel 2014, la rivista “CEO Middle East” l’ha selezionata fra le 100 donne arabe più influenti.
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