ROMA – Quel che subito salta all’occhio è la giovinezza dei nuovi concorrenti (molti, forse troppi under 30) ma soprattutto la simpatia di Joe Bastianich, che dei tre giudici sembrerebbe, almeno per ora, essere diventato il buono a discapito di un Bruno Barbieri sempre più cattivo e un Carlo Cracco sempre più…Sempre più Carlo Cracco insomma, impassibile, indefinibile. E’ cominciata la quarta stagione del cooking show più amato dagli italiani: Masterchef.
Nelle prime due puntate di giovedì 18 dicembre abbiamo assistito alle selezioni tra piatti che hanno convinto i giudici e altri che li hanno letteralmente disgustati. Ma niente lancio di piatti per ora da parte di Bastianich. Ad ogni modo al cospetto dei tre giudici Carlo Cracco, Bruno Barbieri e Joe Bastianich se ne sono presentate veramente di tutti i colori e varietà. Una signora sognava di aprire un ristorante sull’albero (e non chiamarlo “Da Pino!”), mentre un conte si diceva fiero di essere il discendente del primo esportatore di baccalà nel mondo; c’era la ragazza con la maglietta “choc” e quella cresciuta nei boschi a giocar coi funghi. Insomma, una casistica di umanità assai disparata, che Cracco, Barbieri e Bastianich hanno esaminato con un misto di curiosità e diffidenza, se non addirittura terrore.
All’inizio della prima puntata, è bello vedere riapparire i tre vincitori delle passate edizioni di MasterChef Italia: Spyros, Tiziana e Federico, rispettivamente “il cuore, l’ambizione e l’audacia”. Quale elemento si aggiungerà quest’anno?
Ecco alcuni momenti topici delle prime due puntate riportati da Vanitiy Fair:
IL CATECHISTA. Paolo, informatico “esagitato” di Cuneo («vivo sempre con l’adrenalina addosso»), insegna catechismo ai bambini. E proprio non riesce a dire le bugie, neanche sul disossamento del coniglio («Guarda che Dio e Barbieri perdona te, eh», rassicura Bastianich). Ad avercene!
I PIATTI «CHE VINCIONO». In un impeto d’inconsueta bontà, Bastianich benedice con slancio uno dei candidati diMasterChef 4, l’agente immobiliare Stefano: «Questi sono piatti che vinciono MasterChef!». Per Stefano, 44 anni, MasterChef Italia è un’occasione per cambiare vita. Anzi l’ultima, come gli ricorda “amorevolmente” Cracco.
L’ANSIOGENA. Arianna, bancaria della provincia di Roma, è una creatura in bilico tra l’avvocato Tiziana e Rachida. Ex assistente di volo, irrefrenabilmente ansiogena (ma quanto si muove? Aiuto!), cucina l’abbacchio al forno dimenticandosi la coscia per Joe, ma si fa perdonare invocando platealmente commiserazione. Una donna tutta teatro e Lexotan.
LA FIAMMIFERAIA DI BITONTO. Ex commessa di 32 anni oggi mamma a tempo pieno, si presenta come la poverella dei fornelli: “Cucino con pochi strumenti, ho un vecchio frullatore e per venire qua ho dovuto comprare persino le pentole”. Come se la fiaba triste non bastasse, si presenta pure col piatto Piccolo Principe! Preparate i kleenex.
LA CONCORRENTE FACE-OFF. Prima di essere esaminata dai giudici, seduta in mezzo agli altri concorrenti, la signora bionda con gli occhialini rossi si sperticava in complimenti: “Questi cuochi sono tutti carini e gentili”. Poi, reduce dalla sonora bocciatura, esce dallo studio inveendo: “Sono tre emeriti stronzi!”. Quando si dice, il trasformismo.
LA CONCORRENTE FACE-OFF. Prima di essere esaminata dai giudici, seduta in mezzo agli altri concorrenti, la signora bionda con gli occhialini rossi si sperticava in complimenti: “Questi cuochi sono tutti carini e gentili”. Poi, reduce dalla sonora bocciatura, esce dallo studio inveendo: “Sono tre emeriti stronzi!”. Quando si dice, il trasformismo.
LA STALKER. Natasha, di Catanzaro, si presenta alle selezioni perché nutre una « forte passione». Non solo per la cucina, ma anche per lo chef Cracco. «È gentile, ha degli occhi bellissimi e lo vedo fuori dalla mia finestra tutti i giorni (su un manifesto pubblicitario,ndr)». Lui arrossisce terrorizzato, e fa bene!
LA RECIDIVA. La già nota concorrente Genevieve riprova a entrare anche quest’anno, ma stavolta convince tutti e tre i giudici. «Non credo a una parola di ciò che dici ma credo nel tuo piatto», sentenzia Cracco. Perché la cucina, in fondo, è soprattutto un atto di fede.
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