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Carlo Conti: “Il Festival di Sanremo deve tornare alle origini”

ROMA – Il più abbronzato dei conduttori sta perfezionando la tintarella fra gli scogli della sua Toscana. Riposa in attesa di esporsi ai riflettori dell’annata più importante e intensa della sua carriera da maratoneta: il quiz, lo show (Tale e quale) tanto per cominciare, poi il Festivalone tanto per gradire e, infine, un’altra prima serata a primavera. Carlo Conti non ha paura di bruciarsi le penne, stando troppo sotto il sole televisivo? “Ma devo fare solo dei programmi, non interventi a cuore aperto”.

L’intervista sul Messaggero:

Allora, ricapitoliamo: a settembre riprendono l’“Eredità” e “Tale e quale show”. In primavera rifarà “I migliori anni” o “Si può fare”. A Sanremo quando ci pensa? «Intanto me ne sto al mare fino a Fiorentina-Roma, il 30 agosto. Non un minuto di meno. Poi, dal primo, registro l’Eredità, due puntate al giorno. Il 12 comincia Tale e quale e da metà settembre ci mettiamo al lavoro per la scelta delle canzoni da portare all’Ariston. A fine ottobre passo il quiz a Frizzi e a fine novembre mi fermo anche con Tale e quale».

Il Festival è una scommessa rischiosa… «E cosa ho da perdere? L’importante è trovare 16 belle canzoni. Non classici pezzi da Sanremo, ci deve essere di tutto. Del resto, all’ Ariston, sono stati lanciati Bocelli con le sue romanze e l’anno scorso Rocco Hunt con il rap. E ci vogliono brani scanzonati come quelli di Elio e le storie tese. Quanto agli 8 giovani, devono saper dimostrare il loro valore».

Insomma la formula Fazio è già cancellata.Ma non basta. «C’è da allestire uno spettacolo che sappia tornare alle origini».

Sembra facile detto così. C’è un Festival di riferimento? «Penso a quelli di Baudo. I Sanremo di oggi sono figli del rilancio che Pippo fece negli anni 80, quando costruì un evento televisivo attorno alla garamusicale».

A questo punto dovrà invitare Pippo. «Ci penseremo. La prima cosa è lavorare sulle canzoni, poi si penserà al resto con la mia abituale pignoleria».

Ci vorrà una presenza femminile o una doppia presenza la bionda e la mora, come ai tempi di Baudo. «Non mi dispiace. E in ogni serata voglio un grande comico» (…)

aavico

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