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Oud, la fragranza d’Oriente che ha stregato l’Occidente

ROMA – È da sempre tra le fragranze più preziose e apprezzate in Oriente. Non a caso è uno degli ingredienti più pregiati della profumeria artigianale. L’Oud, osannato in Oriente, da alcuni anni ha stregato anche l’Occidente: i maestri profumieri delle case di moda più importanti quali Yves Saint Laurent, Armani, Christian Dior, Valentino, ora anche Gucci, lo hanno scoperto e utilizzato per impreziosire le più inebrianti fragranze.

E dire che l’Oud è la parola che non c’è. Questo ingrediente così pregiato, tanto da essere soprannominato spesso “oro liquido”, è tuttavia sconosciuto ai più. Non c’è sui vocabolari, e non vi è traccia dell’oud nelle enciclopedie. Almeno, non nella sua versione olfattiva (al massimo, si parla dell’altro oud, lo strumento cordofono della famiglia dei liuti).

E invece questa fragranza ancestrale sta letteralmente facendo impazzire l’Occidente.

Anna Guaita sul Messaggero ci racconta questo ingrediente così pregiato e prezioso, e ce ne svela i segreti e i misteri:

L’oud, noto anche come Agarwood, è il profumo per eccellenza nel Medioriente: le elite dei Paesi del Golfo pagano cifre astronomiche per aggiudicarsi piccole ampolle di questo olio, di cui poche gocce sono sufficienti a diffondere una fragranza intensa. Il costo dell’oud, sempre alto, è aumentato del 500 per cento negli ultimi 20 anni man mano che veniva scoperto e richiesto dai produttori in Occidente. Ma l’approdo di questa fragranza esotica nel nostro mondo per l’appunto avviene quando la produzione della resina da cui è distillata va diminuendo, da qui i costi alle volte stratosferici”

L’arrivo in Occidente, nel 2002, con Yves Saint Laurent che per primo ne scoprì il potenziale:

“La prima grande Casa a scoprirlo è stata la Yves Saint Laurent che nel 2002 ha presentato al pubblico l’M7 Oud Absolu di Tom Ford. L’ultima in ordine di tempo sarà quest’estate Gucci, che arriva con Gucci Oud, una fragranza unisex, che la direttrice creativa della casa, Frida Giannini, definisce «opulenta e misteriosa, come un viaggio nell’ignoto». Ma negli ultimi dieci anni l’Oud è diventato il perno di alcuni grandi profumi con firme eccellenti, da Armani a Christian Dior, da Valentino a Dolce&Gabbana, da Lancôme a Ferrari. Anche se addolcito in cocktail che ne smussano l’intensità profonda, possiamo dire che questa fragranza è entrata nelle nostre vite per restarci”

L’origine dell’Oud e i cacciatori di frodo:

“E pensare che invece l’oud è originario del sud-est asiatico. Questa resina è infatti una delle più curiose produzioni della natura: è una essudazione aromatica che gli alberi del tipo Aquilaria producono per proteggersi dagli attacchi di muffe, funghi o insetti che intacchino la loro corteccia. La lotta dell’albero contro l’invasore e per la sopravvivenza è diventata tragicamente la ragione della sua morte. Come i cacciatori di frodo uccidono i rinoceronti per rubarne i corni, i raccoglitori di Agarwood hanno abbattuto alberi indiscriminatamente per cavarne la resina. Sono dunque diventati alberi rari, e il loro sfruttamento deve avvenire secondo le leggi severe della “Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione”

Ma i “cacciatori di frodo” esistono ancora, e quindi i commercianti legittimi lavorano in stretta collaborazione con i governi dei Paesi interessati e tengono segrete le località esatte dove la resina viene prelevata con una procedura chirurgica che non danneggia l’albero. Oggi le foreste più fruttifere sono nell’Assam, uno Stato nell’estremo lembo nord-orientale dell’India. Lì vivono ancora alberi secolari sopravvissuti alle accette di cacciatori indiscriminati. Per un incredibile ironico gioco del destino, anche ai confini fra il Laos e il Vietnam si trovano alberi antichi e generosi produttori della resina: qui durante la guerra in Vietnam, gli americani scaricarono tante bombe e molti alberi rimasero “feriti”, per cui cominciarono a rilasciare la loro essudazione difensiva. Proprio in quel territorio la percentuale di alberi aquilaria che hanno prodotto la resina aromatica è ben più alta della media: di solito solo un rarissimo due per cento delle aquilarie è attaccato da una malattia e produce Agarwod, qui siamo ben oltre il 50%”

Claudia Montanari

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