Salute

Vaccini, 5 fake news sulle reazioni allergiche

ROMA – Quando si tratta di vaccini, è molto facile imbattersi in fake news e bufale derivanti da credenze popolari errate. Nonostante la rarità degli effetti collaterali dei vaccini sia. ormai da tempo, un dato statisticamente accertato, le bufale che girano intorno ai vaccini sono molto ricorrenti. Come spiega l’ISS (Istituto Superiore di Sanità) i vaccini sono molto sicuri: gli effetti collaterali si verificano, di solito, entro pochi giorni e sono lievi e temporanei (ad esempio dolore al sito di somministrazione o lieve rialzo febbrile). Le fake news più ricorrenti quando si parla di vaccini riguardano le reazioni allergiche.

Ebbene, la probabilità di avere una reazione allergica al vaccino è estremamente bassa, e perfino chi ha una reazione alle uova può tranquillamente immunizzarsi. Lo sottolineano due esperti della McMaster University canadese in un articolo sul Canadian Medical Association Journalche sfata diversi falsi miti su vaccinazioni e allergie.

La prima ‘fake’ da sfatare, scrivono Derek Chu e Zainab Abdurrahman, è sulla frequenza delle reazioni allergiche. “Una risposta allergica con orticaria, gonfiore, respiro corto o anafilassi – scrivono -, succede una volta ogni 760mila vaccinazioni. Inizia di solito entro pochi minuti dall’iniezione, raramente dopo i 60 minuti ed è altamente improbabile che avvenga dopo le quattro ore”. Altri sintomi, come gonfiore locale, febbre e dolore, non sono invece riconducibili a reazioni allergiche, sottolinea il testo, mentre sintomi che si verificano tra sette e ventuno giorni dopo l’iniezione sono da attribuire alla reazione al vaccino, e non ad una allergia.

È falso, inoltre, che una eventuale allergia alle uova, che sono usate per la produzione di alcune formulazioni, sia un ostacolo. “Con la sola eccezione del vaccino per la febbre gialla – si legge – una allergia alle uova non è un motivo per evitare le vaccinazioni. Non servono precauzioni particolari per quelli per influenza, morbillo, rosolia e parotite e per la rabbia perché la quantità di proteine dell’uovo eventualmente presenti è troppo piccola”. In diversi casi, aggiungono i due esperti, non è il vaccino a causare una reazione ma il lattice presente negli aghi monodose. Anche se l’allergia è effettivamente presente, conclude l’articolo, ci sono dei metodi per riuscire a fare lo stesso il vaccino, ad esempio attraverso la somministrazione graduale.

Claudia Montanari

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