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Tumori, rifiutano la chemio per metodo Hamer e muoiono

MILANO – Tumori, rifiutano la chemioterapia e muoiono. Due casi solo nell’ultima settimana. Dopo la morte di Eleonora Bottaro, la ragazza di 18 anni affetta da leucemia e per la quale i genitori, seguaci di un ‘metodo’ alternativo chiamato Hamer, hanno detto no alla chemioterapia, anche un’altra donna, che per le cure si rifaceva alla stessa teoria, è morta vicino a Rimini.

La presunta terapia, che prende il nome dall’ex medico internista tedesco Ryke Geerd Hamer, parte dal presupposto che il tumore sia il frutto di un conflitto psichico e, scrive l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc), “è basata su premesse non scientifiche e ha già provocato la morte di diversi pazienti”.

Non è la prima volta che, alla ricerca di cure, i malati si rivolgono a presunte cure alternative anticancro, non validate dalla comunità scientifica: dal metodo Di Bella, basato sulla somatostatina, a quello Simoncini a base di bicarbonato, passando per l‘urinoterapia e il siero Bonifacio.

Il cosiddetto metodo Di Bella, ideato dal medico Luigi Di Bella, era un multitrattamento a base di farmaci chemioterapici, ormoni e vitamine. La sua diffusione nella seconda metà degli anni ’90 spinse il ministero della Salute ad avviare una sperimentazione clinica nel 1998. I risultati, pubblicati sul British Medical Journal, ne sancirono la sostanziale inefficacia terapeutica: nessun caso di completa remissione del tumore e solo tre di remissione parziale.

La ‘cura’ Simoncini, che prende il nome da Tullio Simoncini, medico radiato dall’albo nel 2006 e più volte condannato, si basa sul bicarbonato e parte dall’assunto che tutti i tumori sarebbero causati da “reazioni di difesa” dei tessuti all’ aggressione di un fungo, la Candida albicans, da trattare con il bicarbonato. I test, condotti già negli anni Cinquanta, hanno però smentito l’utilità di questa ipotesi terapeutica. “Attualmente alcuni studi in corso stanno valutando se il bicarbonato possa potenziare l’effetto dei farmaci chemioterapici”, spiega l’Airc.

Altri pazienti sono conquistati dalle promesse dell‘urinoterapia, basata su presunti effetti benefici dell’urina, che sarebbe in grado di curare cancro, Aids e altre malattie, ma i cui giovamenti non sono mai stati provati scientificamente. Per finire, risalendo agli anni ’70, il siero di Bonifacio aveva provocato ondate di viaggi della speranza da parte dei malati. La presunta cura ideata dal veterinario Liborio Bonifacio era a base di feci di capra mescolate a urina e acqua, poi filtrate e sterilizzate. I fallimenti delle due sperimentazioni spinsero Bonifacio a ritirarsi, nel 1982.

Mari

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