Il punto G non esiste, semmai esiste una zona G
Parlare di Punto G come punto preciso del piacere potrebbe essere fuorviante. Semmai, sarebbe più corretto parlare di zona G. A evidenziarlo è il dottor Irwin Goldstein, caporedattore della rivista Sexual Medicine Reviews. L’esperto e il suo team di studiosi affermano che non esiste un singolo punto, semmai cinque tessuti separati “erogeni” producono le sensazioni di piacere attribuite al Punto G. Questi sono la crura del clitoride, il bulbo clitorideo, le ghiandole periuretrali, l’uretra e la stessa parete vaginale anteriore.
L’esistenza di un punto erogeno specifico del piacere femminile è stata a lungo dibattuta. Il dottor Ernst Gräfenberg è stato il primo a descrivere scientificamente una “zona erotica” situata “sulla parete anteriore della vagina lungo il corso dell’uretra”. Il “punto G” è stato chiamato così successivamente, in suo onore, dal dottor Frank Addiego, che ha scritto sull’eiaculazione femminile negli anni ’80.
“Sulla base della descrizione di Gräfenberg della parete vaginale anteriore come contenente una zona erogena distinta riteniamo che il successivo uso del termine punto G, coniato 31 anni dopo da Addiego e altri, sia fuorviante”, hanno scritto, specificando che il dottor Gräfenberg originariamente attribuiva tre funzioni alla “zona erotica”: “sensazioni piacevoli”, “gonfiore” e “eiaculazione fluida”. Poiché nessun singolo “punto” è responsabile di tutte le funzioni, hanno affermato gli studiosi, è probabile che siano coinvolti cinque tessuti separati. “Suggeriamo che l’attuale termine “G-Spot” sia fuorviante e quindi inappropriato”, ha scritto il team. “Le cinque regioni erogene della parete vaginale anteriore sono denominate in modo più accurato e appropriato la “Zona di Gräfenberg o G-Zone”.
Lo scorso anno un nuovo studio portoghese ha messo in dubbio la posizione, le dimensioni o la natura del punto erogeno. Il team di studiosi ha dichiarato: “Dobbiamo concludere che la sua esistenza deve essere scientificamente provata”. I ricercatori hanno affermato che i risultati “mostrano chiaramente” che la maggior parte delle donne crede che il punto G esista, ma “questa convinzione potrebbe essere distorta dall’ipotesi attuale che esista”.
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