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Le prugne sono alleate della salute delle ossa in post menopausa

Le prugne sono alleate della salute delle ossa in post menopausa. Il frutto riduce i fattori infiammatori che contribuiscono all’osteoporosi. E’ quanto emerge da una ricerca che sarà presentata questa settimana a Filadelfia all’incontro annuale dell’American Physiological Society (APS), in occasione della Experimental Biology 2022. L’osteoporosi aumenta il rischio di fratture, soprattutto nelle persone anziane. Le donne che sono in menopausa hanno livelli più bassi di estrogeni e questo innesca un aumento dell’infiammazione nel corpo, che può contribuire alla perdita di massa ossea.

Le prugne contengono polifenoli, composti vegetali che agiscono come antiossidanti e riducono l’infiammazione. Questo porta a livelli più bassi di stress ossidativo in un tipo di cellula ossea chiamata osteoclasti. In una nuova ricerca, gli studiosi del programma di fisiologia integrativa e biomedica e dei dipartimenti di scienze nutrizionali e kinesiologia della Pennsylvania State University hanno esplorato gli effetti del frutto sulla salute delle ossa dopo la menopausa.

Le partecipanti sono state suddivise in diversi gruppi. Uno ha mangiato 50 grammi (g) di prugne (circa sei prugne) al giorno per 12 mesi. Un secondo gruppo ha mangiato 100 g di prugne (circa 12 prugne) al giorno per 12 mesi. Un gruppo di controllo non ha mangiato prugne. Il dottor Janhavi Damani, primo autore dello studio, ha spiegato: “I nostri risultati suggeriscono che il consumo da sei a 12 prugne al giorno può ridurre i mediatori pro-infiammatori che possono contribuire alla perdita ossea nelle donne in postmenopausa. Pertanto, le prugne potrebbero essere un promettente intervento nutrizionale per prevenire l’aumento dei mediatori dell’infiammazione spesso osservato come parte di il processo di invecchiamento”.

Meno carboidrati in menopausa contro aumento di peso e diabete

Mangiare meno carboidrati potrebbe aiutare le donne in post-menopausa a evitare l’aumento di peso e ridurre il rischio di malattie cardiache, così come il diabete. E quanto emerge da uno studio condotto dalla società di nutrizione ZOE, in collaborazione con il King’s College London, L’Università di Harvard e il Massachusetts General Hospital. Foto di congerdesign da Pixabay.

Silvia_Di_Pasquale

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