Quando si dice amare da morire è vero: se si perde una persona a cui si voleva molto bene ci sono conseguenze non solo psicologiche, oltre alle lacrime e al dolore arriva anche il rischio di infarto.
Secondo uno studio condotto su circa duemila persone dopo la perdita di una persona cara il rischio di infarto aumenta di 21 volte rispetto ad una persona senza lutti il giorno stesso della notizia della perdita, e resta sei volte più alto nella settimana seguente.
Se quindi si avverte dolore al petto e mancanza di respiro non si tratta di semplice malessere o mancamento, ma di veri e propri segnali che qualcosa non va.
Il rischio non riguarda solo chi è già malato di cuore, ma tutti, soprattutto le donne. Una forte emozione può infatti portare reazioni fisiche gravi anche in chi è un buona salute. Per questo attenzione all’aumento della pressione arteriosa e all’accelerazione del battito cardiaco improvvisi, spesso prodromi di un infarto.
Si tratta di un caso diverso dalla “cardiomiopatia di Takotsubo”, che causa gli stessi sintomi ma non ha il rischio di infarto. Anche questa però si verifica in concomitanza con eventi dolorosi, come la fine di un amore, un lutto, o altri shock emotivi.
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