Foto Ansa
Si stima che almeno 65 milioni di persone siano state colpite dal Long Covid, una condizione multisistemica post-infezione debilitante, che compromette le capacità di svolgere attività quotidiane per diversi mesi o anni (Dati rivista Lancet). Sono oltre 750 milioni le persone colpite dal Covid in questi ultimi tre anni. Il Long Covid si verifica nel 10-20% dei casi in persone di tutte le età. Una persona su dieci che sviluppa il Long Covid può arrivare a smettere di lavorare, con conseguenti ingenti perdite economiche e un diffuso danno globale alla salute, al benessere e ai mezzi stessi di sussistenza delle persone, specifica la rivista scientifica.
Lo scorso dicembre l’Istituto Superiore di Sanità e il Ministero della Salute hanno messo in campo “Analisi e strategie di risposta agli effetti a lungo termine dell’infezione Covid-19 (Long-Covid)”. Il testo del documento specifica che “dovrebbero ricevere una valutazione per il Long Covid tutti i pazienti in cui l’infezione è stato causa di ospedalizzazione. Tale valutazione dovrebbe essere effettuata a 4-6 settimane dalla dimissione”.
Secondo l’Iss è il “Medico di Medicina Generale (MMG) o il Pediatra di Libera Scelta (PLS) a rappresentare le figure che per prime valutano il paziente”, specificando che “nei pazienti con precedente ospedalizzazione per Covid-19 può essere prevista una valutazione di screening per i sintomi Long Covid svolta dal medico di medicina generale o pediatra o in centri specialistici. Visite e procedure diagnostiche successive vengono programmate secondo le necessità cliniche del paziente”.
Nel documento si legge che “dovrebbe essere prestata attenzione ad assenza o riduzione di rendimento nell’ambito lavorativo o scolastico e alla riduzione delle interazioni sociali. Il Long Covid rappresenta una diagnosi di esclusione che può essere posta solo una volta considerate ed escluse le complicazioni legate a patologie di diversa eziologia”.
“I segni o sintomi, presenti sia singolarmente che frequentemente in associazione, da considerare dovrebbero essere quelli a maggiore prevalenza nella sindrome Long Covid (astenia, tosse, dispnea, cefalea, disturbi del sonno, confusione mentale, difficoltà di concentrazione, brain fog, anoressia, anosmia-disosmia, ageusia-disgeusia, mialgie, palpitazioni, dolori articolari, ansia, sintomi depressivi, dolore toracico, faringodinia, rash cutaneo, sintomi gastrointestinali, xerostomia), ma non dovrebbero essere trascurati sintomi più rari o atipici, particolarmente nella popolazione anziana ed in quella pediatrica”.
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