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La solitudine potrebbe essere un fattore chiave nel aumentare il rischio di sviluppare la malattia di Parkinson, indipendentemente da altri elementi come la depressione o la predisposizione genetica. Uno studio di ampie proporzioni condotto da Antonio Terracciano, del Florida State University College of Medicine, ha coinvolto oltre 491 mila individui e ha portato a risultati sorprendenti, pubblicati sulla rivista Jama Neurology.
Mentre la solitudine è stata a lungo associata a un aumento del rischio di varie malattie e persino di mortalità, questo studio è il primo a esplorare specificamente la connessione tra solitudine e malattia di Parkinson. Le malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer, hanno già dimostrato una correlazione con l’isolamento sociale. Questo nuovo studio aggiunge un tassello importante al puzzle delle connessioni tra salute mentale, sociale e fisica.
I ricercatori hanno analizzato dati di un campione di popolazione nel Regno Unito, comprendente individui tra i 38 e i 73 anni, tutti inizialmente in buona salute. Il periodo di valutazione si è esteso dal 13 marzo 2006 al 1 ottobre 2010, con un follow-up fino al 9 ottobre 2021. L’incidenza di Parkinson è stata identificata attraverso i registri sanitari del Servizio Sanitario Nazionale del Regno Unito.
Dei 491.603 partecipanti, 2822 hanno sviluppato la malattia di Parkinson durante il periodo di studio di 15 anni. Ciò che ha destato maggiore attenzione è stato il fatto che le persone che si sono dichiarate sole avevano un rischio del 37% maggiore di sviluppare il Parkinson. Questa associazione è rimasta significativa anche dopo aver considerato vari fattori come demografia, stato socioeconomico, isolamento sociale, fattori genetici e altri comportamenti di rischio.
Questi risultati rafforzano l’idea che la solitudine non è solo un’esperienza emotiva, ma può anche avere un impatto significativo sulla salute fisica individuale. In particolare, il rischio di Parkinson sembra essere influenzato dalla mancanza di connessioni sociali, indipendentemente da altri fattori di rischio ben noti. Questo solleva importanti interrogativi sulla necessità di affrontare la solitudine come parte integrante della salute pubblica e della gestione delle malattie neurodegenerative.
La solitudine quindi non è solo una questione di benessere mentale, ma potrebbe giocare un ruolo cruciale nello sviluppo di condizioni fisiche, come la malattia di Parkinson. Questo studio apre la strada a ulteriori ricerche e solleva la consapevolezza sull’importanza di affrontare la solitudine per promuovere una salute completa e duratura. La connessione tra mente e corpo diventa sempre più evidente, e comprendere il ruolo della solitudine potrebbe essere fondamentale per preservare la nostra salute complessiva.
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