Salute

Gravidanza, possibile legame tra uso di paracetamolo e problemi di comportamento nei bambini

ROMA – In gravidanza, il paracetamolo è uno dei pochi farmaci consentiti e considerati sicuri, sempre sotto stretto controllo medico. Ora però un maxi-studio su 14 mila bambini lega l’assunzione di paracetamolo in gravidanza con un possibile maggior rischio di problemi comportamentali quali l’iperattività e il deficit di attenzione durante l’infanzia, specie per i maschietti. Pubblicato sulla rivista Paediatric and Perinatal Epidemiology, lo studio è stato condotto da Jean Golding dell’Università di Bristol che spiega: “i nostri risultati si aggiungono a una serie di preoccupanti evidenze scientifiche sui possibili effetti collaterali dell’assunzione di paracetamolo in gravidanza, da problemi respiratori (asma) a comportamentali. Rafforzano la raccomandazione che le donne in gravidanza assumano medicinali con cautela e sempre sotto stretta indicazione medica, solo quando necessario”.

Il paracetamolo è l’unico antidolorifico raccomandato in gravidanza. In questo studio – caratterizzato da molti anni di osservazione dello stato di salute dei bambini (monitorati dai 6 mesi fino all’adolescenza) – si è chiesto alle gestanti a 7 mesi di gravidanza se avessero assunto, e con quale frequenza, paracetamolo nei mesi precedenti e, se sì, per quale problematica. I bambini sono stati sottoposti a test cognitivi e comportamentali di vario tipo nel corso del tempo.

E’ emerso un collegamento tra maggior rischio di problemi comportamentali e assunzione di paracetamolo in gravidanza, indipendentemente dai motivi che hanno indotto la donna ad assumere la medicina. Tale associazione, comunque, svanisce una volta che i bambini hanno terminato il ciclo delle scuole elementari. “È importante che i nostri risultati siano verificati in futuri studi – sottolinea Golding; noi non abbiamo potuto stabilire l’esistenza di un legame di causa ed effetto tra paracetamolo e problemi comportamentali, piuttosto solo una associazione tra i due. Potrebbe anche essere utile valutare a lungo termine se i bambini più grandi, e poi in seguito gli adulti – figli di donne che hanno assunto paracetamolo in gravidanza – siano al riparo da problemi di comportamento”, conclude.

Claudia Montanari

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